Stasera ultima passerella dei re del pop italiano

nostro inviato a Verona

È successo così, è successo che all’Arena di Verona in poche ore sono sfilati uno dopo l’altro i più bei nomi del nostro pop per ritirare il Wind Music Award, una statuetta che celebra le grandi vendite di ciascun disco. Una passerella come da un bel pezzo non ce ne sono più in Italia. Ed è un errore: perché, al di là dell’inevitabile e talvolta esagerato scintillio di glamour, queste sono le occasioni nelle quali i cantanti e gli artisti si confrontano, magari si scontrano e comunque comunicano tra loro. Di solito, ognuno sta per conto suo e vedete quali sono le conseguenze, no? Gli attori, che incrociano molto più spesso il proprio cammino, sono sempre pronti a far fronte comune e a protestare insieme (fin troppo). I cantanti restano invece solisti e ne pagano le conseguenze (fin troppo). Insomma, non capita spesso di vedere Renato Zero e i Pooh nello stesso camerino (qui all’Arena spesso sono grandi come appartamenti) a parlare del futuro come fossero esordienti qualsiasi. Oppure Roberto Vecchioni, e altri, attendere l’ingresso in scena fino alle due del mattino (maledetta pioggia) con una umiltà che non t’aspetti da artisti in giro da decenni con innegabile successo. Insomma, slegati da ogni contesto agonistico perché celebrano una gara di vendita già terminata, i Wind Music Awards sono una boccata di ossigeno per la nostra musica leggera esattamente come lo fu per decenni il tanto sottovalutato (dalla critica e dai tifosi snob) Festivalbar. Anzi, forse di più perché ora il mercato è quello che è. E i tempi d’oro del settore son finiti da un pezzo. Quindi bisogna ripartire daccapo ed eventi come i Wind Music Awards, che in quattro e quattr’otto portano sul palco Ligabue o i Negramaro con Elisa o Daniele Silvestri e i Subsonica e Zucchero, fanno solo bene. In ogni caso, stasera, su Italia Uno in prima serata, andrà in onda l’ultima delle tre puntate presentate da Vanessa Incontrada (infortunata a una caviglia dopo pochi minuti) e Teo Mammucari. Il rito, si sa, è sempre quello: l’artista sale in scena, si esibisce e viene premiato. Ma c’è sempre qualche sorpresa, qualche improvvisazione, qualche battuta a rendere unica l’esibizione proprio perché la stragrande maggioranza di artisti arriva sul palco per piacere personale e legittima soddisfazione, svincolato da obblighi promozionali e da zeppe comunicative, giusto il desiderio di incontrare uno dei pubblici più caldi in circolazione, quello dell’Arena di Verona (viste centinaia di ragazzi resistere sotto il temporale a notte fonda solo per applaudire i Modà).

Se poi, come stasera, c’è qualche ospite straniero come i Beady Eye di Liam Gallagher e la bravissima anglopakistana Rumer, tanto meglio. Ma il punto è un altro: il pop ha bisogno di festa. E i Wind Music Awards sono una festa. Cosa c’è di meglio per chi ama la musica, in fondo.

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