Statale, la "prima" della destra No alla protesta salva-baroni

Azione Universitaria in assemblea, non succedeva dal ’68: "Decreto Gelmini troppo soft, contro gli sprechi serve altro". I ragazzi hanno sfilato nei chiostri: "Contro i prepotenti scegliamo gli studenti"

Statale, la "prima" della destra 
No alla protesta salva-baroni

Un’assemblea della destra non si era mai vista nelle aule della Statale. Eppure stavolta gli studenti di Azione universitaria non hanno potuto stare zitti. Non tanto per la riforma Gelmini, che giudicano un po’ all’acqua di rose per risolvere «i mali dell’università», ma «per smascherare le proteste dei collettivi strumentalizzate dai baroni». Proprio così, l’accusa è di quelle pungenti: le manifestazioni di piazza non fanno che tutelare gli interessi dei docenti. Quelli con stipendi d’oro, con entourage di fedelissimi e clientelismi vari. «Oltre trecento distaccamenti sono troppi - contesta Vittorio Pesato, vice presidente nazionale -, così come è un eccesso avere 93 atenei e cinquemila corsi di laurea. Chiediamo una legge contro la proliferazione incontrollata dell’università e vorremmo che a gestire i soldi degli atenei ci siano persone competenti e non docenti che non ne sanno nulla, pur essendo bravissimi insegnanti». Per dire la loro, i ragazzi di Azione universitaria scelgono il confronto. Niente fumogeni, niente occupazioni. «La nostra protesta - spiega Carlo Armeni - è una proposta: costruire una commissione di vigilanza contro gli sprechi in ogni università e valorizzare il merito che non viene negato dalla riforma Gelmini ma dal sistema universitario di ora, che fa acqua da tutte le parti. Insomma, lasciamoci alle spalle l’università del Sessantotto». I ragazzi di An hanno sfilato in un mini corteo interno alla Statale e hanno appeso in ateneo uno striscione: «Tra i baroni e i prepotenti, noi scegliamo gli studenti». I collettivi di sinistra hanno invece dato inizio alla loro settimana di mobilitazione, nei licei - con picchetti e assemblee - e all’università, con una serie di lezioni all’aperto andate semi deserte durante le ore di pioggia in mattinata. Protestare va bene, purché ci sia il sole. Alle superiori, ogni scuola si è fatta sentire a suo modo: occupazione e cineforum all’artistico Boccioni, occupazione della palestra all’Ettore Conti. All’Agnesi i ragazzi hanno indetto un picchetto e un corteo interno, ultima moda di questo autunno caldo. Hanno indossato bende bianche, simbolo «di come la scuola svuoterà i cervelli anziché riempirli di cultura» ma poi hanno anche inscenato uno sciopero delle lezioni. E così di sicuro non impareranno granché. In alcune scuole, come all’istituto Bottoni, si è riusciti ad evitare l’occupazione «per non finire nel mirino dei mass media».

Oggi seconda puntata della mobilitazione, in attesa del corteo di giovedì: autogestione al Besta, assemblee occupate al Parini, al Galvani, al Caravaggio, allo Stainer e al Primo Levi di Bollate. Occupato il liceo Omero. Così i collettivi si preparano alle proteste di domani «sparse per la città» mentre a Roma verrà approvato il decreto Gelmini.

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