In Statale vince la sinistra, bene la Lega

(...) È uno scroscio d'applausi quello che accompagna le sue due ore e passa di lezione. Seduto davanti a quella platea, mai così numerosa per un'assemblea d'istituto, ha ripercorso i 17 anni di Eluana da quel 18 gennaio 1992, giorno dell'incidente fino al 9 febbraio 2009, giorno in cui è morta «5.570 giorni di attesa», li chiama.
«Nessuno può costringere un altro a vivere così, senza limiti - dice -. La morte di Eluana non ha niente a che vedere con l'eutanasia. Non c'è stato abbandono terapeutico. Nessuno è morto di fame o di sete. Queste sono solo frasi ad effetto delle quali dovete sorridere - dice ai ragazzi -. Quei cibi che davano a Eluana con il sondino sono composti chimici nauseabondi. Se avesse potuto parlare lei avrebbe detto No grazie. Per questo vi dico: non restate scoperti su un tema tanto importante. Fatevi sentire, dite quello che pensate. Eluana è un simbolo che non va contro nessuno, così deve rimanere per voi». E ancora: «Ragazzi leggete la sentenza di 60 pagine con la quale i giudici autorizzano a staccare il sondino. Eluana è stata tutelata sia dai medici sia dai magistrati». E riguardo alla legge sul testamento biologico nella quale l'alimentazione forzata non viene considerata alla stregua di un accanimento terapeutico dice: «Se passa allora è meglio che rimanga tutto così com'è. Meglio affidarsi ai giudici che valutino caso per caso come ho fatto io. Però chi non vuole essere trattato in questa maniera dovrà farsi sentire perché chi ci governa deve verificare se questa legge corrisponde al sentire della società». E a uno studente che gli chiede se si sia sentito mortificato da tutta questa vicenda risponde: «Non mi aspettavo una gogna mediatica di queste dimensioni. Ma c'è stata una disinformazione mirata perché il tema era forte». Come ha vissuto le ingerenze della Chiesa? chiede un altro studente. E lui: «La chiesa fa il suo lavoro». La platea è tutta con lui. Parlano di «ammirazione», di «nobile coraggio», tanto che è lo stesso Englaro a sollecitare inutilmente un contraddittorio: «mi piacerebbe sentire qualcuno che non la pensi come me». Un invito che nessuno raccoglie. «Eravamo contrari a questa assemblea - confida una insegnante che chiede di rimanere anonima -. Abbiamo tentato anche di fermarla. Si è trattato di un intervento monolitico, il contraddittorio non possiamo farlo noi professori. Sono molto preoccupata per la questione educativa. Englaro ha parlato tanto di Eluana come di un purosangue.

Il messaggio che passa ai giovani è che un purosangue azzoppato non vale più niente, valiamo solo se corriamo, di più se vinciamo. Nella mia classe una ragazzina giorni fa ha detto: Vorrei ringraziare Englaro per la sua battaglia. Se io un giorno non potessi più cantare e ballare anche io vorrei che mio padre mi uccidesse».

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