«Abbiamo perso il treno delle elezioni anticipate quando Fini ha fatto i gruppi autonomi e abbiamo perso il treno di Casini per colpa di Bossi. Nessuno si illuda di poter andare avanti così». Stefania Craxi, deputata Pdl e sottosegretario agli Esteri, considera Gianfranco Fini il braccio dei «nemici danarosi» di Berlusconi e indica tre priorità per rilanciare il partito: rassicurare i senatori, puntellare la Sicilia e ragionare con Bossi.
Onorevole Craxi, lei sapeva che Fini avrebbe dato vita a un nuovo partito, non è vero?
«Fini non sarà un genio, ma non è uno sprovveduto. Il piano per mandare a casa Berlusconi coincide con la nascita della Fondazione Farefuturo che, per altro, ha sede in un principesco palazzo romano».
A cosa si riferisce?
«Di mezzo ci sono anche i soldi. Di nemici danarosi Berlusconi ne ha più d’uno».
Può fare nomi?
«Che alcuni ambienti finanziari spesso proprietari di giornali siano nemici di Berlusconi è risaputo. Come è risaputo che qualcuno abbia un piano per liberarsi di lui e fare un’alleanza con Casini e Montezemolo quadrando il cerchio tra cattolici e mondo della finanza».
Fini lavorava contro il Pdl prima del Pdl?
«Già nel 2006 cominciò a mettersi di traverso sulla riforma della giustizia. La parte della magistratura che non vuole la riforma è dietro le sue scelte. E poi con quali soldi tiene in piedi giornali e fondazione? Qualcuno ha parlato di ambienti internazionali».
Parla da sottosegretario?
«Ambienti internazionali furono dietro la falsa rivoluzione mediatico- giudiziaria degli anni ’90. Pongo un quesito».
E quindi?
«Bisogna prepararsi alle elezioni. Se non le fa Berlusconi, forse ci penserà Fini. Veneziani l’ha chiamato “ ladro di sogni”, io aggiungo “killer delle riforme”. Bisogna prepararsi a combattere».
Come?
«Presidiando il Senato, sistemando la Sicilia e facendo un discorso con Bossi».
Teme la fronda dei senatori?
«Il Senato è il nostro punto di forza, non devono esserci defezioni: per chi è minacciato dalla Lega si troverà posto alla Camera».
E la Sicilia?
«Micciché dovrebbe capire che è il momento dell’unità».
E Bossi?
«Berlusconi dovrebbe fargli capire che è nella stessa barca del Pdl e che senza Berlusconi il federalismo è morto».
La Lega non è fedele?
«Sono stati leali e mi auguro che continuino. La Lega però pone un problema di sana concorrenza al Nord. E talvolta sembra inseguire un progetto egoistico. Quando Maroni evoca le elezioni, lo fa perché è il modo migliore per uscire dall’impasse o perché la Lega è il partito che più ne guadagnerebbe? Mi auguro che il Pdl si svegli».
Lo diceva anche prima delle Regionali.
«Non è cambiato niente».
Come evolverà lo scenario?
«Fini prima o poi dovrà dimettersi. Se lo scoppio della bomba-Montecarlo lo trovasse segretario di un partito, se la caverebbe con qualche titolo sui giornali».
E la commissione d’inchiesta sulla magistratura?
«Arriva con vent’anni di ritardo. Mio padre la chiese prima di morire. Cos’era Tangentopoli se non l’uso politico della giustizia? C’è una parte dei magistrati che lavora in silenzio e un’altra che fa un uso politico della giustizia. È ora che vengano fuori i due pesi e le due misure che usò allora e che usa ancor oggi».
Perché questa “nostalgia” di Casini?
«Il mondo dei moderati dovrebbe essere naturalmente con noi. Lui avrebbe dovuto consentirci di governare, ma pure noi abbiamo responsabilità: ricacciarlo nel terzo polo è stato un errore madornale».
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