«Se non si inventano una legge apposta, noi siamo tranquilli» diceva ai suoi nei giorni scorsi Roberto Formigoni. E la Corte costituzionale ha deciso: il presidente della Regione Lombardia può dormire sonni sereni, i risultati delle elezioni regionali della primavera 2010 non sono minacciati (almeno a breve) da una decisione della giustizia amministrativa. Ovvio il sollievo del presidente della Regione.
A valutare la falsità delle firme con cui è stato presentato il listino Formigoni sarà la magistratura civile e non la magistratura amministrativa. Questa decisione allunga i tempi e mette al riparo la Regione Lombardia da eventuali sentenze del Tar che possano capovolgere la volontà popolare espressa nel voto del 27 e 28 marzo 2010.
La decisione della Corte Costituzionale in realtà riguarda la Regione Piemonte, ma la situazione è molto simile, quasi una fotocopia, a quella della Lombardia, dove il ricorso contro lo svolgimento delle elezioni è stato presentato da Marco Cappato e convalidato da Tar e Consiglio di Stato.
Nel caso del Piemonte, la Consulta ha ritenuto infondato il ricorso presentato dal Consiglio di Stato sulla legittimità costituzionale della legge che affida al Tribunale ordinario il controllo delle firme delle competizioni elettorali. A seguito di questa decisione bisognerà quindi attendere lesito del procedimento civile (che ha tempi decisamente più lunghi) per sapere se le elezioni possano essere considerate valide.
Il caso Piemonte vale a maggior ragione per la Lombardia, dove lo scarto elettorale con cui Roberto Formigoni ha vinto su Filippo Penati è molto alto: lesito del voto è stato di 56 a 33. Nei giorni scorsi Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta, aveva definito «unipotesi lontana» leventualità di un ritorno al voto in Lombardia. Mirabelli aveva anche sottolineato come, a prescindere dalla competenza della magistratura civile o amministrativa, resta una questione più sostanziale e cioè «se lirritualità iniziale di firme autentiche può vanificare la volontà popolare che si è espressa o viene sanata dal voto ottenuto». Mirabelli conclude che «la formalità va letta per la finalità che ha che, nel caso specifico, è quella di prevedere una lista con un minimo di rappresentatività popolare». E ancora: «In tutti i procedimenti elettorali quel che conta sono e devono essere alla fine i voti». Ovviamente questo non significa «che le irregolarità o la falsificazione delle firme non siano un fatto estremamente grave e da sanzionare fortemente; ma senza arrivare allannullamento delle elezioni». In pratica, i responsabili delle firme false dovranno essere puniti ma in altro modo e non attraverso lannullamento della volontà popolare espressa nel voto.
Proesta contro la sentenza della Consulta Marco Cappato, candidato della Lista Bonino-Pannella alla presidenza della Lombardia escluso dalla competizione elettorale.
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