«Stop ai talk show? La Rai non si fida dei conduttori»

Ed ecco scovato il colpevole del caos in Rai: Alessio Butti, senatore Pdl.
«Se la Rai annulla i talk show perché non si fida dei suoi conduttori che colpa ne ho io?».
Lei è capogruppo in commissione di Vigilanza: se non avesse sostenuto quel regolamento allucinante sulla par condicio la Rai non avrebbe imposto il black out.
«Falso. Vespa, Santoro e gli altri avrebbero potuto andare in onda parlando d’altro, chi ha detto che bisogna parlare solo di politica? Matrix l’altra sera ha fatto il 18,6% di share sullo spionaggio internazionale».
Ma su, ci sono le elezioni e lei vuole che a «Porta a Porta» o ad «Annozero» si parli, che so, di turismo?
«Allora avrebbero potuto andare in onda, ma rispettando il bilancino sulle presenze. La verità è che la Rai temeva di incorrere in sanzioni, visto che c’è qualcuno che da sempre se ne frega delle regole».
Lei parla di Santoro...
«Sì. Ed è molto meglio “La carica dei 101” che trasmettiamo stasera al suo posto».
Però c’è andato di mezzo pure Vespa, che non è proprio un rivoluzionario.
«Vero».
Colpirne cento per educarne uno.
«È una battuta che culturalmente non mi appartiene».
Però il centrosinistra vi accusa di fascismo, avete imbavagliato l’informazione.
«L’informazione è garantita: i tg vanno in onda, e ci saranno le tribune elettorali».
Le tribune elettorali sono noiose, la gente cambia canale e la Rai perde pubblicità.
«La Rai deve fare servizio pubblico, almeno un mese all’anno. E le tribune sono belle se ben fatte, come quelle di una volta. Certo bisogna avere dei giornalisti a condurle, e non delle primedonne. Il problema qui è l’egocentrismo esasperato dei conduttori: sono loro i protagonisti, e non i politici ospiti. Insostenibile».
Vede che l’obiettivo era zittire le voci scomode?
«Diventano ricchi facendo della faziosità la loro bandiera deontologica. Floris è arrivato a dire che “il regolamento è stupido come ogni regolamento”. Rispettano le regole solo se fanno comodo!».
E adesso che vadano sul web, eh?
«Comunque l’obiettivo non era zittirli, il contrario».
Il contrario?
«Questa legge assurda l’ha voluta il centrosinistra nel 2000, per contrastare Berlusconi e la Bonino che alle Europee del ’99 fecero un uso massiccio del messaggio televisivo».
Guarda caso però i problemi nascono ora che al governo ci siete voi.
«Il relatore del regolamento in commissione era Beltrandi, un radicale del Pd».
Ai radicali il bilancino fa comodo perché di solito hanno meno spazio dei partiti grandi sulle tv nazionali.
«Infatti. Ma a lei pare normale che il Pdl e il Pd abbiano lo stesso spazio, che so, del partito umanista?».
È lei che ha sostenuto questo regolamento...
«All’inizio i nostri emendamenti miravano a dare spazio ai partiti in base al loro peso elettorale, ma il centrosinistra ha levato gli scudi invocando la par condicio. Così abbiamo detto: sai che c’è? Ora vi facciamo vedere cosa vuol dire applicare la vostra legge sul serio».
Li avete ritirati e avete appoggiato Beltrandi.
«Zavoli ha avuto un calo ipoglicemico, il Pd è entrato nel marasma: quegli stessi che definivano democratica la legge adesso definiscono antidemocratico il regolamento che la applica. Un paradosso che denunciamo da dieci anni. Ora finalmente siamo riusciti a metterli in ridicolo».


L’avete fatto apposta per abolire la legge?
«Non a caso da mesi in Senato c’è un mio disegno di legge, sottoscritto da cento senatori, per una revisione sostanziale della par condicio: il 20 per cento degli spazi si distribuisce in egual misura fra tutti, il restante 80 per cento proporzionalmente».

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