Tanti di noi, se sentono riparlare di terrorismo e di Brigate rosse, hanno un principio di colica: e non è un cedimento al perdonismo, è proprio stanchezza fisica, voglia e tentazione di credere che gli anni di piombo siano davvero lontani, illusione e desiderio di sperare che il messaggio labbiano infine compreso tutti: che erano assassini o imbecilli, chiuso, si guarda avanti. Poi, però, un giovedì sera, apprendi che il settimanale francese Nouvel Observateur ha chiesto ai suoi lettori che cosa rappresentino per loro le Brigate rosse, e la risposta del 68 per cento di essi è stata questa: «Sono degli eroi». Un attimo di allibimento e poi capisci perché i francesi hanno difeso i Cesare Battisti e perché le Fanny Ardant hanno mitizzato i Renato Curcio. Capisci che non cè neanche da prendersela tanto con loro, perché la loro ignoranza è solo lo strascico di propagande e deliri collettivi che da oltreconfine non hanno avuto alcuna necessità di rielaborare.
Per loro è un vecchio film dessai proiettato a Venezia. Ma quale oblio: risvegliarsi dal torpore, e tornare a stanare quei tanti deficienti che ancora predicano, per impiccarli almeno al loro passato, dun canto ridiventa un dovere.La Storia non sono loro
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.