Cronache

La storia di Zanfretta diventa trash nello show del «Bivio» di Ruggeri

La produzione ha cambiato la scaletta del programma del cantante che stasera sarà a Sanremo

La storia di Zanfretta diventa trash nello show del «Bivio» di Ruggeri

Non è sfuggito ai quasi 4 milioni di telespettatori (picchi del 16% di share) che martedì sera hanno seguito il programma «Il Bivio» su Italia 1 che la trasmissione, volutamente, ha usato il pretesto del caso Zanfretta, l’ex metronotte protagonista di una misteriosa storia ufologica, per buttarla sul ridicolo puntando sul «duetto» tra Alessandro Cecchi Paone, che difendeva l’indagine scientifica, e Simona Sibilla, una signorina dalle evidenti velleità sceniche che per l’occasione diceva di essere un’aliena e di vedere i cavalli che volano. Che cosa c’entrava questa farsa con il caso Zanfretta? Assolutamente nulla, ovviamente. Se non la voglia di fare spettacolo a buon mercato, evitando di affrontare seriamente il dramma di un uomo che, a causa di questa storia di Ufo e metronotte, ha avuto la vita rovinata perdendo il lavoro, la famiglia e spesso anche il rispetto del prossimo.
Ma vediamo cosa è accaduto realmente dietro le quinte del «Bivio» visto che, purtroppo, quel pomeriggio di giovedì 1 febbraio, quando è stato registrato il programma, c’ero anch’io tra gli ospiti.
Secondo l’accordo con Ade Capone, autore del programma, la trasmissione avrebbe dovuto affrontare tutti i risvolti del caso Zanfretta. Si parla dunque di una serie di episodi che dal 1978 al 1980 lo ha visto involontario protagonista di presunti incontri con esseri alieni che, alla fine, gli avrebbero affidato una sfera dentro la quale ci sarebbe una piramide immersa in un fluido blu. Sottoposto a ripetute ipnosi a Genova dallo psicoterapeuta dottor Mauro Moretti e a Milano dal professor Rolando Marchesan, Zanfretta non è mai caduto in contraddizione. Neppure quando ha voluto farsi iniettare il Pentotal, il siero della verità, o quando è stato esaminato dal professor Cesare Musatti, il padre della psicanalisi italiana. Sottoposto inoltre per dieci anni a continui esami clinici, perizia psichiatrica compresa, è sempre risultato perfettamente in grado di intendere e di volere, nonché di esercitare la sua professione di guardia giurata.
Durante la trasmissione, quindi, si è parlato di questo. Gli ospiti, oltre a me, convocato in quanto autore del libro «Il Caso Zanfretta, la vera storia di un incredibile fatto di cronaca», pubblicato in prima edizione nel 1984 e giunto adesso alla terza edizione con De Ferrari Editore, c’erano Emy Balbi, rappresentante del Centro Ufologico Nazionale per Genova, il biologo Giorgio Pattera della Asl di Parma, Alessandro Cecchi Paone, un tizio che affermava di aver fotografato una specie di orrido gnomo (e che per questo era stato denunciato dai carabinieri in quanto lo consideravano un falso) e l’«extraterrestre» meneghina Simona Sibilla.
Abbiamo parlato tutti. La non-giornalista Adriana Fonzi Cruciani (quando le ho chiesto perché non mi dava del tu, visto che tra colleghi si usa così, mi ha risposto: «Ma io sono dottore in legge!», allora ho lasciato perdere) ha presentato ognuno di noi in trasmissione. Pattera, ad esempio, sosteneva che nell’universo ci potrebbero essere diversi tipi di alieni. E ha avuto un battibecco con Cecchi Paone. Lo hanno tagliato. La Balbi ha parlato di come era Zanfretta ai primi tempi. È stata tagliata anche lei. Io ho citato le testimonianze che hanno accompagnato il caso, le indagini dei carabinieri, il fascicolo aperto dalla Procura di Genova su quella storia, la drammatica notte di quattro guardie giurate sulle alture di Torriglia alla ricerca di Zanfretta. Era la notte tra il 2 e il 3 dicembre 1979 e i quattro viaggiavano su due auto. Improvvisamente da una nuvola ferma in cielo (avete capito bene, proprio una nuvola) si sono accesi due fari la cui luce colpì i veicoli, bloccandoli all’istante. I quattro metronotte, comprensibilmente impauriti, sono scesi. Il loro capogruppo, Giovanni Cassiba, comandante delle guardie giurate dell’Istituto Val Bisagno di Genova, ha estratto la sua pistola d’ordinanza e ha fatto fuoco contro i fari nel cielo. Scaricato il tamburo, ha preso la pistola di un altro metronotte, e ha continuato a sparare fino a quando non ha esaurito i proiettili. A quel punto i fari si sono spenti, le auto hanno ripreso a funzionare e la «nuvola» si è allontanata in direzione di Genova.
Una delle quattro guardie giurate rimase molto più impressionata delle altre. L’uomo era terrorizzato e, scusando l’espressione, se la fece letteralmente addosso. Non solo. La sua mente in qualche modo restò sconvolta. E poco tempo dopo, nessuno si seppe mai spiegare il motivo, neppure la stessa moglie, si chiuse in camera da letto, si puntò la pistola alla tempia e schiacciò il grilletto. Non ho mai inserito questa storia nel mio libro perché nessuno può avere la certezza di che cosa sia avvenuto nella mente di quell’uomo e se, in effetti, quel suicidio fosse correlabile all’episodio sui monti. Ma accadde. Ebbene in trasmissione ho raccontato di quella notte sui monti. Così come ho avuto un continuo scambio di battute con Cecchi Paone sull’argomento della serata, ma tutto è stato tagliato.
Così, per chi guardava, gli ospiti presenti in studio sono stati soltanto Cecchi Paone, l’«extraterrestre» e l’uomo dal presunto gnomo di terracotta. Anche le inquadrature sono state fatte in modo che di quella prima fila, appunto la fila degli ospiti, si vedessero soltanto queste persone.
Perché? Per quale recondita ragione la produzione del «Bivio» ha scelto questa impostazione? La risposta più semplice è che eliminando le persone intervenute per parlare proprio del caso Zanfretta, si lasciasse spazio allo show che l’«extraterrestre» aveva intenzione di imbastire con l’appoggio dell’amico Antonio Urzi (quello che urlava dalla fila dietro) il quale, ma guarda un po’, spiega Ade Capone, è un impiegato di Mediaset.
È ovvio, infatti, che parlando di cavalli che volano e di una signorina che tutti i giorni usa fare colazione, pranzo e cena con gli «alieni», anticipando che presto i suoi compari marziani si faranno vedere nel cielo di Milano (perché è lì che lei abita), il telespettatore viene sviato dall’argomento principale e pensa «sono tutte fregnacce». Personalmente nemmeno sotto tortura qualcuno mi farebbe dire che gli extraterrestri di Zanfretta sono reali. Ma solo perché non li ho visti e non esistono prove concrete sulla loro esistenza. Questo, però, nulla toglie al fatto che quest’uomo ha avuto la vita distrutta da un’esperienza del tutto indesiderata. E solo per questo merita rispetto.

Ma far diventare questa storia umana una barzelletta trash, come ha fatto «Il Bivio», è davvero inaccettabile.

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