
Ore di grande serenità nello sport e nel tiro al bersaglio. Alla Vuelta i Pro Pal hanno messo nel mirino i corridori della Israel-Premier Tech, la squadra di Sylvan Adams, miliardario israelo-canadese. Dopo le manifestazioni di protesta, con le invasioni di strada che hanno messo a rischio la vita dei ciclisti, il team ha deciso di cambiare la maglia ufficiale, rimuovendo ogni riferimento al Paese.
Se la passa malissimo Vladislav Blanuta, moldavo, ex punta del Pescara, acquistato dalla Dinamo di Kiev. Blanuta, romeno naturalizzato, ha padre russo, da qui la reazione violenta della tifoseria della Dinamo, in rete le immagini degli ultras che usano la fotografia di Blanuta come bersaglio del tiro delle freccette, oltre a ingiurie e minacce di aggressione. Blanuta è colpevole di parlare russo e di avere frequentato personaggi filoputiniani. Il club di Kiev ha costretto il calciatore a una video confessione: «Gloria agli eroi, gloria all'Ucraina. L'Ucraina vincerà». Blanuta ha chiesto di essere ceduto, temendo per se stesso e la propria famiglia.
Aveva ragione George Orwell: «Lo sport serio
non ha nulla a che fare col fair play. È colmo di odio, gelosie, millanterie, indifferenza per ogni regola e piacere sadico nel vedere la violenza: in altre parole, è la guerra senza le sparatorie». De Coubertin è in ferie.