Controcultura

La strada di Dilma è ormai segnata ma lei non molla

Il primo passo verso l'impeachment è stato fatto. La presidenta però non vuole dimettersi e corre incontro al giudizio col rischio di essere interdetta

da Rio de Janeiro

Dopo 5 mesi di caos politico-istituzionale, ricorsi e contro ricorsi, affronti politici, trame segrete, plateali vendette, scontri di piazza con popolazioni aizzate l'una contro l'altra, alla fine, dopo la Camera dei deputati, anche il Senato ha dato il suo via libera. Per la presidente brasiliana Dilma Rousseff è così arrivata la messa in stato di accusa per aver truccato i conti dello Stato con l'intenzione di mascherare i buchi di bilancio generati nel suo precedente mandato. Bastava la maggioranza semplice senatori aventi diritto (81) presenti giovedì in aula: alla fine a schierarsi contro Dilma sono stati in 55.

Pochissimi minuti dopo, il tempo materiale dell'arrivo della comunicazione dal Senato all'ufficio del vicepresidente Michel Temer, assunto l'interim, il nuovo presidente ha presentato governo e linee guida delle sue politiche. Mentre i settori politici più vicini a Dilma e le piazze gridavano al golpe, Temer illustrava la sua ricetta per superare la crisi economica. Riequilibrio dei conti, privatizzazioni, incentivi all'industria e alle piccole e medie imprese, maggiore partecipazione pubblico-privata, riforma del lavoro, delle pensioni e maggiore autonomia per Stati e Municipi. Una forte connotazione neo-liberale, in discontinuità rispetto ai governi a guida Pt di Luiz Ignacio Lula' da Silva e Dilma. Temer ha però promesso che manterrà i piani dal forte valore sociale che hanno caratterizzato la gestione lulista'. Con la maggioranza nelle camere e un mandato presidenziale pieno il cui unico limite è il tempo, Temer potrà dunque guidare il Paese come vuole. Il presidente facente funzioni, avrà a disposizione di sicuro 180 giorni, il tempo nel quale la presidente rimarrà sospesa dal suo incarico durante il processo per impeachment al Senato.

La prima fase di questo processo è quella istruttoria, con la raccolta delle prove a carico di Dilma. I senatori se vorranno potranno richiedere perizie, ascoltare testimoni e analizzare documenti. Superata questa fase avrà inizio il dibattito, con confronti tra accusa e difesa, che terminerà con la scrittura di una relazione con le accuse. Il Senato in seduta plenaria darà un primo parere al testo, con voto a maggioranza semplice. In caso di bocciatura, le accuse verrebbero archiviate e Dilma riprenderebbe immediatamente il suo mandato. In caso di voto favorevole, dato quasi certo, si aprirà il vero e proprio giudizio. Un processo sotto la direzione del presidente della Corte Suprema, Ricardo Lewandowski, con un ultimo intervento di accusa e difesa ed eventuali interventi dei senatori. Alla fine il presidente Lewandowsky aprirà la votazione di impeachment. Per una condanna sarà necessaria una maggioranza qualificata dei due terzi dei senatori. Se fosse giudicata colpevole Dilma perderebbe il mandato e avrebbe una sospensione dai diritti politici per 8 anni. In caso di assoluzione tornerebbe al Planalto da presidente. Una possibilità davvero remota, visti i numeri dei quali dispone la nuova maggioranza anti-Dilma.

Il processo potrebbe non essere celebrato solo in caso di dimissioni della Rousseff, un'ipotesi al momento esclusa, come ribadito dalla presidenta' nel suo discorso di lotta effettuato giovedì. In caso di condanna per Dilma, Temer potrebbe rimanere in carica fino alla fine del mandato, dicembre 2018. Ma non è scontato che questo avvenga. È probabile infatti che si possa tornare alle urne prima della scadenza naturale del mandato. Questo dipenderà molto dal successo delle misure economiche che il governo Temer si appresta a varare. Scenario al momento imprevedibile.

Luigi Spera

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