Stranieri in classe: l’assessore sconfessa il predecessore

Stranieri in classe: l’assessore sconfessa il predecessore

«Abbiamo bisogno di tutto, tranne che delle circolari del ministro Gelmini, che pontifica su cose che neanche conosce». Così, l'assessore alle Politiche formative del comune di Genova, Paolo Veardo ha commentato il decreto ministeriale che stabilisce il tetto del 30 per cento di presenze di alunni stranieri per classe. Interpellato dal consigliere Alessio Piana (Lega Nord), l'assessore ha fatto presente che «Non si può sradicare i bambini dal loro abitat naturale, per portarli chissà dove. Bisogna invece puntare su classi poco numerose, dove tutti i bambini possano essere seguiti nello stesso modo».
Ma l'assessore Veardo, salendo in cattedra per bacchettare Piana, si è forse dimenticato di quanto già disposto anni fa dal suo predecessore, l'allora assessore all'istruzione, Luca Borzani. Correva l’anno scolastico 2001-02. A Genova, alla scuola media Baliano di vico Vegetti, tra i banchi di una prima media erano seduti solo bambini stranieri, per lo più nordafricani. Neppure un italiano aveva varcato quella porta il primo giorno di scuola.

Il caso fu un unicum nel suo genere proprio perché, l'assessore Borzani, potendo contare sull'autonomia scolastica e l'appoggio della direzione didattica regionale, impose per gli anni scolastici a venire un tetto di alunni stranieri per classe: massimo il 25 per cento del totale. Il 5 per cento in meno della ricetta Gelmini.

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