La strategia di Berlusconi: evitare la conta alla Camera

RomaPare che il Cavaliere ci abbia provato più d’una volta, sempre e costantemente rimbalzato. Tanto che alla fine della giornata, nonostante le ripetute telefonate partite da Palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi ancora non si erano parlati. Il Senatùr, insomma, preferisce prendere tempo. E far decantare un braccio di ferro che difficilmente porterà a una frattura permanente all’interno della maggioranza ma che è comunque il termometro di quanto sia teso il clima in vista delle amministrative di maggio. Inutili, dunque, le chiamate arrivate a via Bellerio o agli uomini della scorta del leader del Carroccio, restato irreperibile tutta la giornata nonostante il disappunto del premier.
Mentre il Senatùr alza la posta - e sul tavolo ci sono poltrone importanti, prime fra tutte quelle del consiglio e della giunta del Comune di Milano - le diplomazie si sono però messe al lavoro. Tanto che ieri le telefonate tra gli uffici legislativi dei gruppi parlamentari di Pdl e Lega della Camera sono state molte e ripetute. Anche i rispettivi capigruppo, Fabrizio Cicchitto e Marco Reguzzoni, sono stati in stretto contatto, alla ricerca di quella che Bossi definirebbe «la quadra». L’idea accarezzata dal Cavaliere e sulla quale la Lega potrebbe convergere è infatti quella di provare ad evitare che si arrivi alla conta sulle tre mozioni finora presentate sull’intervento militare in Libia. D’altra parte, è stato lo stesso Giorgio Napolitano a lasciare chiaramente intendere che la mozione già approvata a marzo raccoglie la risoluzione Onu e dunque legittima anche eventuali raid aerei. Il punto, però, è che Gianfranco Fini - nella sua duplice veste di presidente della Camera e principale oppositore di Berlusconi - dovrebbe decidere di non portare in aula le tre mozioni di Pd, Italia dei Valori e Terzo polo. E su questo - anche dopo un fitto scambi di punti di vista tra la segreteria generale di Montecitorio e gli esperti di regolamento parlamentare e diritto internazionale del gruppo Pdl - pare che nel Pdl abbiano più d’una riserva.
La via per evitare di andare a una conta che metterebbe il Carroccio nella difficile condizione di dover scegliere se essere coerente e non in linea con il governo oppure incoerente e fedele all’esecutivo potrebbe essere dunque un’altra. Quella di «riunire» Pdl e Lega non nel voto su una mozione comune ma nel voto contro le tre mozioni dell’opposizione. No al Pd, no all’Idv e no al Terzo polo. Proprio in nome dei rilievi del Quirinale: vale il voto di marzo e punto.
Ma mentre alla Camera si sta lavorando alacremente per chiudere il cerchio ed evitare di formalizzare le tensioni di questi giorni con un voto parlamentare che spacchi la maggioranza è proprio Bossi ad alzare nuovamente la posta. Desaparecidos per l’intera giornata e con Cicchitto e Reguzzoni a studiare una via d’uscita tanto da darsi appuntamento martedì mattina per una riunione congiunta, il Senatùr affonda il colpo a sera durante un comizio a Milano: «Oggi la Lega ha presentato una sua mozione in cui si chiede di stabilire la data in cui si terminano le ostilità». Concetto che già di per se pare piuttosto azzardato, visto che stabilire per legge la data in cui finirà un intervento militare non pare così facile.
A quello che a tarda sera ha tutta l’aria di essere un rilancio del Senatùr, risponde però a stretto giro proprio Berlusconi. Che in una telefonata ad una manifestazione del Pdl a Gubbio butta acqua sul fuoco. «La Lega - dice - sta preparando una mozione per quanto riguarda il nostro doloroso impegno in Libia. È un problema che ha creato qualche fibrillazione che stiamo però assolutamente superando». La maggioranza, insomma, «non corre rischi».

Ed è sulla mozione del Carroccio, come via alternativa anche se sicuramente più complicata di quella dei tre voti contrari, che Pdl e Lega potrebbero provare a fare sintesi. Si vedrà. Quel che è certo è che il braccio di ferro degli ultimi giorni sembra destinato ad andare avanti fino alle elezioni amministrative.

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