Antonio Signorini
da Roma
Sarà soprattutto una stretta sulle spese dei ministeri a correggere il deficit del 2005 riportandolo al 4,3 per cento del Pil. Il Consiglio dei ministri che si è tenuto ieri mattina ha varato lannunciata manovrina sui conti dellanno in corso. Limpatto del decreto è di 1,9 miliardi di euro, finanziati in massima parte con un taglio del 30 per cento ai «consumi intermedi» dellamministrazione centrale, che non riguarderà comunque gli investimenti ed escluderà anche i comparti della Difesa, della Sicurezza e della Sanità.
In altre parole, nel corso di questi ultimi tre mesi dellanno i ministeri e gli altri enti pubblici dovranno ridurre di un terzo tutte le spese necessarie per il funzionamento della macchina amministrativa. Le spese intermedie sono una categoria vasta che indica acquisiti non obbligatori o indispensabili che vanno dalla cancelleria alle automobili fino alle consulenze. Ai ministeri spetterà individuare quali spese eliminare a partire da oggi (per la manovra è stato scelto un decreto e quindi entra immediatamente in vigore) fino a dicembre. Il taglio coinvolgerà anche istituti pubblici come lIce, lIsae e lIstat mentre sono escluse le Asl, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e le istituzioni scolastiche. Per rendere più vincolante la manovra, il governo ha previsto che gli enti vigilanti non dovranno approvare i bilanci di quegli organismi pubblici che «non abbiamo espressamente dichiarato di aver ottemperato» alle disposizioni del decreto. I servizi ai cittadini, in ogni caso, non ne risentiranno.
Non abbiamo messo le mani nelle tasche dei cittadini», ha rivendicato il premier Silvio Berlusconi. E anche i ministri, ha assicurato il ministro dellEconomia Giulio Tremonti, hanno accettato di comprimere le spese.
Insomma, «nulla di drammatico», anche se la cifra attesa da questo giro di vite è di tutto rispetto: un miliardo e 150 milioni di euro. Il resto della manovra sarà finanziato da unaccelerazione della vendita degli immobili pubblici e da una rimodulazione degli ammortamenti per il settore dellenergia e dellelettricità. Una misura che comporterà un aggravio della tassazione per i gruppi dellenergia fin da novembre (e quindi con degli effetti anche nellanno in corso), ma sarà compensata dalleliminazione dalla Finanziaria 2006 della contestata «tassa sul tubo».
Sullobiettivo di un deficit-Pil al 4,3 per cento i governo è ottimista. «Da imprenditore pratico di bilanci aziendali e di budget - ha commentato Berlusconi - sorrido sempre quando vedo le osservazioni degli istituti vari sul bilancio dello Stato. E anche quando vedo queste differenze, questi numeri, come il 4,3 per cento tra il Pil e il deficit...». Il fatto è che, «come ha detto qualcuno il Pil è incerto, non lo si è mai incontrato per strada. Molto spesso sta rinserrato in qualche camera oscura. Quindi, abbiamo veramente qualche difficoltà a centrare il vero dato», ha aggiunto il premier citando una tesi cara a Tremonti. Lintento, quindi, non è solo quello di correggere il deficit: «Noi - ha spiegato Berlusconi - vogliamo far intendere chiaramente che il governo lavora con rigore sul contenimento della spesa pubblica, ma in prospettiva di un rilancio della crescita e dello sviluppo».
E qualche segnale di ripresa si fa già sentire. Ieri lIsae (lIstituto di studi e analisi economica del Tesoro) ha rivisto al rialzo la stima del Pil del 2005: «risulterà positivo» e si attesterà allo 0,2 per cento (non corretto per i giorni lavorativi) e allo 0,3 per cento tenendo conto dei giorni non lavorati. In precedenza lIstituto aveva stimato un Pil per lanno in corso tra il meno 0,1 per cento e lo zero. Nel terzo trimestre di questanno il prodotto interno lordo dovrebbe situarsi intorno allo 0,7 per cento. Evoluzione che «dovrebbe poi attenuarsi pur rimanendo positiva negli ultimi tre mesi dellanno». Altri segnali positivi, oltre a quelli sulla produzione industriale, secondo Tremonti dovrebbero arrivare anche dallexport.
LIsae ha anche spiegato la ragione dello sforamento del deficit del 2005.
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