Studio Usa: a Malpensa per «decollare» serve una terza pista

Ecco l’analisi del «Mitre» per aumentare le capacità dell’aeroporto

Gianandrea Zagato

«Futuro sviluppo dell’aeroporto di Malpensa»: è il titolo dell’«analisi conclusiva» elaborata dagli ingegneri del “Mitre” di Washington: un progetto di ricerca «predisposto per Sea-Aeroporti di Milano» dal centro studi internazionale specializzato in aeroporti, che in ventisette pagine stabilisce dove collocare la terza pista dello scalo internazionale di Malpensa.
Duemilaquattrocento metri d’asfalto di una «nuova pista, parallela, orientata a sud-ovest rispetto a quelle esistenti» all’interno del Parco del Ticino. Scelta obbligata poiché «molti segnali già dal 2000 (quando a Malpensa si sono concentrate oltre 249mila operazioni all’anno, ndr) indicavano che l’aeroporto stava raggiungendo la fase di saturazione». Come dire: «Sulla base delle tendenze di traffico e basandosi su considerazioni di tipo economico, la nuova pista potrà generare sufficiente capacità a Malpensa per un periodo di altri quindici anni, forse anche di più» sempre che «vi siano continui rinnovamenti tecnologici». Altrimenti? «Qualunque ritardo nella costruzione della terza pista porrà molto presto dei limiti alla crescita del traffico aereo a Milano».
Messaggio realista: o Malpensa si amplia e si dota di una terza pista - sostiene lo studio internazionale commissionato da Sea - oppure Malpensa è destinata a perdere terreno. Opzione obbligata quindi «dato il notevole incremento del traffico previsto», che «con una nuova pista parallela porterebbe Malpensa a servire circa 660 arrivi al giorno». Ma, attenzione, «l’aumento dell’esposizione al rumore sulle comunità circostanti l’aeroporto» potrebbe anche provocare una possibile nuova delocalizzazione, quella degli abitanti di Tornavento, frazione di Lonate Pozzolo. Ipotesi, quest’ultima, denunciata da Fit-Cisl, dopo aver scoperto che, secondo la ricerca di “Mitre”, «l’esposizione al rumore interesserà “una piccola parte del comune”, come messo nero su bianco nello studio di Mitre» e dove si suggerisce «alle autorità governative di “limitare la crescita residenziale per evitare penetrazioni urbane in aree oggi sottosviluppate”».
Ipotesi smentita però dalla società che gestisce gli scali milanesi: «Non esiste alcun progetto concreto.

Lo studio redatto da “Mitre”, che presenteremo nei prossimi giorni, stabilisce semplicemente dove collocare la terza pista e quali saranno le nuove aerovie in relazione all’aumento di traffico previsto da qui al 2015». Nota su una prima e sommaria analisi, che ancora deve tradursi concretamente in masterplane e altri sviluppi.

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