Una stupida rissa, due giovani ammazzati

Duplice arresto per l'omicidio del 19enne Monni e del 29enne Masala

Luciano Gulli

Nessuno, fra quanti sapevano, ha mai aperto bocca. «L'omertà è stata paurosa», ha detto Elena Pitzorno, capo della Procura per i minori di Sassari. Il primo si chiamava Gianluca Monni, 19 anni, studente di Orune, ucciso l'8 maggio di un anno fa alla fermata del pullman che l'avrebbe portato a scuola. L'altro, sparito il giorno prima dell'omicidio Monni e mai più ritrovato, era il ventinovenne Stefano Masala di Nule (Sassari).

In carcere, con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere (quello di Masala) sono finiti ieri in due: Paolo Enrico Pinna, di Nule, minorenne all'epoca dei fatti, e suo cugino Alberto Cubeddu, 21 anni, di Ozieri. La madre di Masala è morta di crepacuore proprio ieri l'altro, senza aver avuto neppure la consolazione di piangere il cadavere del figlio.

La storia andò così. Durante la festa di «Corte apertas», a Orune, la notte fra il 13 e il 14 dicembre 2014, un gruppo di giovani di Nule, fra cui il Pinna oggi principale indiziato del delitto - aveva rivolto pesanti apprezzamenti alla fidanzata di Monni. Quest'ultimo, naturalmente, aveva reagito. Ne era nata una rissa, durante la quale era anche spuntata una pistola nelle mani dell'allora Pinna, che era stato disarmato dagli amici di Monni rimediando anche una scarica di sberle. Di qui il desiderio di una vendetta covata per cinque mesi, fino a quel mattino di maggio, quando da un'auto su cui viaggiavano due tipi a volto coperto partirono tre fucilate che ammazzarono il Monni.

Una delle auto utilizzate per raggiungere Orune il giorno del delitto era di Stefano Masala, compaesano di Cubeddu, poi ritrovata bruciata a Pattada il giorno dopo l'omicidio. Perché anche lo sventurato Masala? Gli inquirenti una spiegazione ce l'hanno. Questa. Masala venne sequestrato la vigilia dell'agguato mortale, il 7 maggio 2015, proprio perché serviva la sua automobile. Un piano diabolico (far ricadere i sospetti sul Masala) sorretto dall'omertà di un contesto in cui la regola delle tre scimmiette che non vedono non sentono non parlano è vecchia di secoli. «Gli orunesi non hanno avuto amor proprio e nemmeno per il proprio paese - dice il capo della procura di Nuoro Andrea Garau -. I ragazzi presenti sulla scena del delitto, che con Gian Luca aspettavano il pullman, hanno persino negato di essere stati lì.

Così come tante altre persone hanno negato di aver assistito alla rissa del dicembre 2014». Non è una bella Italia, vero?

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