Stupro della Caffarella: il gip decide che resteranno in carcere i due romeni

Secondo il giudice per Loyos e Racz sussiste il pericolo di fuga e i due potrebbero reiterare il reato o inquinare le prove. Ma gli accusati si proclamano innocenti. Il ventenne, infatti, ieri ha ritrattato la sua confessione.

Nessuno sconto per i due romeni. Karol Racz, 36 anni, e Alexandru Loyos Isztoika, 20 anni, accusati dello stupro della quattordicenne avvenuto una settimana fa alla Caffarella resteranno in carcere. Lo ha disposto ieri pomeriggio il gip Valerio Savio, accogliendo la richiesta del pm Vincenzo Barba. Secondo il giudice, infatti, sussiste il pericolo di fuga e i due potrebbero reiterare il reato o inquinare le prove. L'udienza di convalida del fermo si è tenuta proprio nelle loro celle, nel carcere di Regina Coeli, dove i due stranieri sono stati accolti con fischi e proteste da parte degli altri detenuti, che giudicano il reato di stupro verso ldonne e bambini un'infamia. Conclusi gli interrogatori e disposte le ordinanze di custodia cautelare, il gip si è detto soddisfatto. «Le indagini - ha aggiunto il pubblico ministero - non sono ancora concluse, il provvedimento del giudice, tuttavia, fa sì che siano assicurati alla giustizia due soggetti ritenuti responsabili di un fatto così grave. In base all'ordinanza di custodia cautelare emessa non possono più nuocere». Le indagini, però, non sono finite. Anzi. I due stranieri, infatti, ieri hanno negato ogni addebito. Alexandru Loyos, che subito dopo l'arresto aveva confessato lo stupro della ragazzina negli uffici della questura di via San Vitale, facendo poi il nome dell'amico Racz, ieri ha ritrattato tutto. Ha raccontato di essere stato spinto a confessare dalle pressioni e dalla violenza subita da parte dei suoi connazionali, che hanno collaborato all'indagine insieme agli uomini della squadra mobile di Roma, diretti da Vittorio Rizzi. Ma le sue parole sono sembrate tutt'altro che convincenti. Racz, invece, si è detto subito innocente. E ieri lo ha ribadito fornendo un alibi. Ha raccontato che sabato sera, proprio nelle ore in cui la coppia di minorenni subiva l'aggressione all'interno del parco, lui si trovava a cena con alcuni amici nel campo nomadi di Torrevecchia. «Io queste cose non le faccio, non le ho mai fatte» ha ribadito «faccia da pugile» fornendo il nome di alcuni amici rom che avrebbero passato la serata con lui. Ma le prove raccolte sono state comunque sufficienti a convincere il gip della colpevolezza di Racz. Su si lui pende anche il sospetto di aver stuprato una quarantenne il 21 gennaio scorso in via Andersen, a Primavalle. Tre giorni dopo l'episodio le telecamere inquadrarono Racz e Loyos insieme, che assistevano ai sopralluoghi nel campo nomadi. Il loro nome era finito anche tra quelli dei frequentatori dei parchi. Indizio, che è servito alla polizia per arrivare a loro. Ieri, comunque, l'avvocato Lorenzo La Marca, legale del trentaseienne ha fatto sapere che impugnerà l'ordinanza di fronte al tribunale del Riesame, auspicando che gli investigatori procedano «all'identificazione e all'audizione di queste persone».

«Aspettiamo inoltre - ha concluso La Marca - l'esito delle consulenze sul dna delle tracce biologiche refertate, per chiarire la posizione del mio assistito». Posizione, che potrebbe anche aggravarsi, qualora questi esami servissero a fornire nuovi dettagli sullaa violenza di Primavalle.

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