Su Unipol-Fonsai scoppia la grande guerra

Su Unipol-Fonsai scoppia la grande guerra

La contro-offensiva sulla «grande Unipol», progettata da Mediobanca e Unicredit per salvare l’ex compagnia dei Ligresti, fa esplodere Fonsai in Piazza Affari: il titolo è salito del 10,12% a 1,36 euro, tra scambi pari al 5,2% del capitale. Dopo il blitz di Palladio Finanziaria, che giovedì è uscita allo scoperto dichiarando di possedere il 2,2% di Fonsai, da più parti si indica in manovra Matteo Arpe.
Il libro soci vedrebbe ora il banchiere sotto la soglia rilevante del 2 per cento. Molti leggono però la decisione di venire allo scoperto di Palladio come la prova che i lavori per formare un fronte opposto a Mediobanca sono a uno stato avanzato. Allo stato non risulta tuttavia che la finanziaria veneta, già socia di Generali, stia muovendo in modo coordinato né sono chiari i contorni dell’operazione e tutti i suoi «promotori»: oltre a Palladio e Arpe, si starebbero schierando la 21 Investimenti della famiglia Benetton e il fondo Clessidra di Claudio Sposito che già si erano a vario titolo candidati a «ereditare» l’ex galassia Ligresti. E ora potrebbero agire contro un riassetto che non passa dal mercato. A inizio gennaio Arpe, che si è già scontrato con Mediobanca per il controllo di Bpm, si sarebbe avvicinato a Paolo Ligresti rassicurando la famiglia sugli immobili. La stessa boutique di Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago, il cui 2,2% è riconducibile al pacchetto rastrellato da Merrill Lynch, potrebbe stringere di più la presa utilizzando i 200 milioni in cassa. Sul mercato si è notata inoltre la mano di grandi broker internazionali, come Golman Sachs e Ubs. L’intervento dei colossi esteri Axa, Allianz o Zurich sembra invece da escludere ma si tratta comunque di una sfida a Mediobanca. Nell’incertezza il mercato ha spento l’interesse su Unipol (-3,32% a 0,29 euro); quasi invariata Premafin (-0,39%). L’obiettivo del fronte opposto a Unipol potrebbe essere raggiungere la minoranza di blocco così da pretendere un’Opa totalitaria da Bologna, agire sui concambi o costringere l’ad Carlo Cimbri a concedere come contropartita industriale Milano Assicurazioni, l’unica realtà in salute dell’ex gruppo Ligresti.
Per bloccare sul nascere l’offensiva in assemblea, il fronte di Mediobanca-Unipol-Unicredit dovrebbe arrampicarsi dal 50% al 66% dei diritti di voto, rastrellando un pacchetto azionario prossimo al 12-13%. Secondo le elaborazioni di alcuni analisti: il 5% potrebbe essere acquistato da Unipol facendo leva sulle riserve tecniche (prossime a 20 miliardi), un ulteriore chip del 2-3% potrebbe essere chiesto a Unicredit mentre per il restante 5% occorrono altre mani amiche, come alcuni hedge fund. Uno schema di questo tipo espone però i difensori della «grande Unipol» a una quasi certa perdita in Borsa: l’aumento di capitale di Fonsai dovrebbe scattare a un prezzo di 6,5 centesimi per uno sconto sul «Terp» del 25%.
La partita è esplosiva anche per il fronte degli oppositori dato che, tra Opa e ricapitalizzazione, per rimettere in piedi Fonsai occorrono 2 miliardi.

Sugli accordi per il riassetto vuole vederci chiaro anche l’Idv che ha presentato un’interrogazione al premier. Infine il summit tra le banche creditrici di Sinergia e Imco, le casseforti a monte di Premafin, ha affidato a Protos e Ernst & Young la valutazione degli asset immobiliari in vista della costituzione di un fondo.

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