«Subito una legge, il virus dei polli non aspetta»

Etichette obbligatorie da lunedì sulla carne bianca

Enza Cusmai

L’invito è perentorio. Il ministro della Salute Francesco Storace chiama a raccolta il mondo politico e lo esorta a non perdere tempo in chiacchiere. Il decreto legge sull’influenza aviaria, al momento all’esame del Senato per la conversione in legge, dev’essere approvato al più presto. Dopo le allarmanti notizie di morti sospetti tra anatre e tacchini provenienti rispettivamente da Romania e Turchia e il contagio di un bimbo di 4 anni in Indonesia, il ministro della Salute Storace lancia un appello: «Vogliamo spingere tutti, a cominciare dall'Ue, a coordinare le misure per fronteggiare il rischio pandemico. Maggioranza e opposizione tengano fuori dallo scontro sulla legge elettorale i provvedimenti che puntano a evitare guai al Paese. Siamo pronti a esaminare le proposte dell'opposizione - ha concluso - ma facciamo presto: il merito sarà di tutti».
Il tempo stringe, lascia intendere Storace ed è necessario che la gente si senta rassicurata. In questi giorni la preoccupazione si avverte soprattutto in farmacia. C’è, per esempio, la corsa all’acquisto del Tamiflu, un antivirale che sembra scomparso dal mercato. Ma se i privati si cautelano come possono lo Stato ha una scorta di antivirali per 170mila dosi. Un quantitativo giudicato dal Codacons esiguo. «È inutile fare scorte di antivirali che poi scadono entro due anni - spiega l’ex ministro della Salute Girolamo Sirchia - la cosa importante è fare l’opzione per l’acquisto nel caso di emergenza. Quando c’è stato il rischio vaiolo abbiamo speso 100 miliardi di vecchie lire per l’acquisto di 5 milioni di dosi che poi abbiamo buttato via. Certo, gli antivirali attualmente sono un po’ pochini, bisognerebbe aumentarli almeno a 500mila o a un milione di dosi per stare tranquilli». Ma tra gli impegni del governo c’è anche uno stanziamento di 50 milioni di euro per l’acquisto di farmaci antivirali. E sempre dal punto di vista sanitario l’esecutivo ha firmato un contratto di opzione con tre case farmaceutiche per la fornitura di 35 milioni di dosi di vaccino (copre l’80% della popolazione) antipandemico.
C’è poi il problema veterinario che sembra risolto con un rafforzamento di controlli su animali e fattorie per snidare eventuali pollai abusivi. Inoltre da lunedì prossimo la carne bianca sarà etichettata obbligatoriamente, un modo per individuare il produttore ma anche per tranquillizzare il consumatore sulla provenienza delle carni.
Attualmente, però resta l’Oriente il focolaio più pericoloso.
In Indonesia tre giorni fa un ragazzo di 21 anni ha contratto il virus dei polli e ieri un bambino di 4 anni è risultato positivo all'influenza aviaria, anche se un laboratorio specializzato di Hong Kong deve ancora confermare il contagio. E se gli esami confermassero questo risultato, il bilancio dei contagi umani da influenza aviaria indonesiana salirebbe a sei di cui tre già morte. Il ceppo H5N1 è stato trasmesso dagli animali all'uomo nelle popolazioni di diverse zone dell'Asia, dove dal 2003 sono morte almeno 62 persone e decine di milioni di uccelli. La maggior parte dei contagi nelle persone sarebbe stata causata dal contatto con animali infetti.
La stessa infezione del ceppo H5N1 sarebbe quella contratta dalle anatre in Romania e dai tacchini in Turchia dove sono stati rafforzati i controlli. Tutto il pollame della regione in cui 2.000 tacchini sono morti di influenza aviaria sarà abbattuto in via precauzionale e anche i cani randagi.
Negli Stati limitrofi ai Paesi dell’Est, come la Germania, invece, ci si muove con cautela perché non è ancora certo che sia proprio l’influenza letale quella che ha colpito gli animali in Romania e Turchia.

Sarà il laboratorio britannico di Pirgright incaricato di esaminare i campioni degli animali sospetti a dare risposte sicure. E la Svizzera aspetta questi risultati per rafforzare il suo dispositivo preventivo. Per il momento, sostengono, si tratta di un problema di medicina veterinaria.

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