Ha lanciato lallarme alle 5 del mattino con il suo cellulare dicendo di essersi perso sui monti del lecchese. Sono partite subito le ricerche, concluse dopo 30 ore con il ritrovamento del corpo del disperso, ormai senza vita. Questo è stato però solo uno dei tre uomini che ieri hanno perso la vita tra Lecco e Como. Mentre altri tre escursionisti sono rimasti feriti, uno dei quali anche in maniera molto seria in Liguria e in Trentino. Freddo e spavento ma nessun danno invece per 90 sciatori rimasti bloccati due ore su una seggiovia in val dAosta.
Personale di soccorso dunque impegnato a fondo anche ieri, in particolare nellarea intorno al monte Barro, primo rilievo che si incontra nella provincia di Lecco, arrivando da Milano. Cioè da dove era partito sabato, presumibilmente verso le 4 del mattino, Ludovico Maria Mancini, ingegnere di 38 anni, residente in via Palmanova, periferia est. Luomo, che non era sposato e viveva da solo, ha infatti chiamato verso le 5 del mattino la centrale del 118 di Lecco spiegando che si era perso senza però riuscire a fornire indicazioni precise, se non sul punto dove aveva lasciato lauto. Qualche istante dopo, quando il personale della XIX Delegazione lariana del soccorso alpino ha provato a richiamarlo, il suo cellulare squillava già a vuoto. I soccorritori hanno raggiunto il luogo dove la vittima aveva parcheggiato e partendo dalla vettura hanno iniziato le ricerche, proseguite fino al tramonto, a cui hanno partecipato anche i carabinieri di Olginate e unità cinofile di Casatenovo e dei vigili del fuoco di Milano. Il giorno dopo i soccorritori hanno ripreso a battere il terreno aiutati anche da un elicottero e verso le 9.30 finalmente il corpo è stato trovato dentro un canalone profondo una trentina di metri. Curiosamente luomo non aveva addosso attrezzatura da escursionista, ma vestiva scarpe e abiti da città.
Quasi contemporaneamente a poche decine di chilometri di distanza veniva lanciato un altro allarme: un alpinista era caduto sul monte Grigna. Ancora una volta attivati i carabinieri, questa volta di Introbio, che sempre insieme al personal del soccorso alpino e del 118 hanno cercato di salvare la vita a Marco Invernizzi, 36 anni, operaio, sposato senza figli. Luomo aveva lasciato di buon mattino Mandello del Lario, nel comasco, e insieme a due amici aveva cercato di attaccare la via degli Inglesi. Fatti pochi metri, luomo è scivolato sul ghiaccio ed è caduto per 200 metri. La salma è stata recuperata dall'elisoccorso dellospedale SantAnna di Como ed è stata trasportata nella camera mortuaria di San Primo.
Ultimo intervento della XIX Delegazione lecchese nel pomeriggio a San Primo, territorio che ricade nella provincia di Como. Due turisti di nazionalità ceca, marito e moglie entrambi di 24 anni, avevano da poco preso alloggio in un agriturismo e ieri nel primo pomeriggio avevano effettuato unescursione, raggiungendo un rifugio della zona. Dopo una sosta sono ripartiti per una passeggiata lungo un sentiero fiancheggiato da una scarpata. Un piede in fallo, e sono rotolati per una trentina di metri. Oltre al soccorso alpino anche in questa occasione sono stati coinvolti i militari di Bellagio e il personale medico. La donna era sotto choc ma praticamente illesa mentre il marito è stato raccolto in condizioni disperate ed morto durante il trasporto in ospedale.
Molti altri gli incidenti che hanno poi punteggiato lintera giornata di ieri sulle rocce e sulle piste di sci. In particolare un escursionista milanese, Mario Finetti, 50 anni, verso le 14 è precipitato in un dirupo profondo almeno cinque metri a Ciappo delle Conche di Orco Feglino, nel savonese. Gravi le condizioni di due sciatori, uno è un bambino, caduti tra alle 12.20 e alle 13.15 a Passo Fedaia e Folgaria in Trentino.
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