Sport

Sul circuito di Magny Cours, in casa della Renault, il terzo posto di Schumacher non nasconde la débâcle della Ferrari che non è mai stata in gara Due monelli terribili padroni della Formula 1 Alonso domina in Francia infliggendo a tutti un secondo a

Fernando e Kimi hanno beffato il vecchio Michael, staccandolo di oltre un minuto. Quinto Trulli e sesto lo sfortunato Fisichella, con Barrichello nono e fuori da tutti i giochi

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato a Magny Cours

È come se si fossero presi per mano e via, a correre, tutte e due, per i corridoi della scuola, cercando di non farsi prendere dal compagno più grande, quello di quinta, quello che li avrebbe dovuti controllare, educare, seguire, e invece si è fatto beffare. Come due ragazzini terribili, Fernando Alonso e Kimi Raikkonen, 48 anni in due, hanno tenuto a bada, dribblato – ammettiamolo - anche un tantino umiliato il compagno secchione, Michael Schumacher, 36 anni, l’uomo dai sette titoli in tasca. Primo lo spagnolo, secondo il finnico, terzo il tedesco: persino sul podio, l’immagine regalata al mondo è stata la stessa, con i ragazzini terribili a salterellare di felicità, soprattutto Alonso, e lui, l’attempato germanico, a festeggiare come si fa tra i grandi. Anche perché, da festeggiare, kaiser Schumi aveva ben poco.
Il Gp di Francia si è concluso in un tripudio, con la Renault vittoriosa in casa dopo ventidue anni (Prost 1983) e con lo stesso professor Alain sul podio a incoronare lo spagnolo. Di più: il ragazzino terribile alla corte di Briatore è riuscito a far due volte felice il suo boss e tutto il team, dopo che in mattinata avevano ricevuto la visita del temutissimo presidente della Regié, Carlos Ghosn, da poco al vertice e preceduto dalla fama di durissimo manager e tiepidissimo amante della F1. «Noi siamo qui per vincere, non per far opere di beneficenza», aveva detto per mettere a proprio agio Briatore & C. Sbagliare sarebbe stato tremendo. E Alonso non ha sbagliato.
Al via, giusto il tempo di far spegnere il semaforo e l’asturiano si è involato, infliggendo agli altri - tutti - un paio di secondi al giro nelle prime tornate, e attestandosi su un più pacato secondo al giro per quasi tutto il resto della gara. Da qui i doppiaggi a raffica, come quello subito da Barrichello (alla fine sarà nono) al giro 49. Unica scusante per il brasiliano, i freni kappaò che l’hanno tormentato dal quinto giro in poi. Mai in gara Trulli, a lungo secondo a far da tappo a Schumi, e mai in corsa nemmeno il tedesco: è probabile che la Bridgestone, per regalare gomme più veloci in qualifica (mai quest’anno la Ferrarti era stata così vicina ai migliori in pole), abbia dovuto scendere a compromessi in gara.
A fine Gp, Michael avrà parole di stima e ammirazione per uno dei due ragazzini terribili sfuggiti al suo controllo: Kimi Raikkonen. Il finlandese, terzo tempo in qualifica, scattato però dalla tredicesima posizione per colpa di un motore rotto il venerdì, complice la strategia delle due soste già a metà gara era in seconda posizione. Facile a parole, difficile nei fatti. Perché per fare solo due soste, Kimi ha dovuto lottare per la pole zeppo di benzina come nessun altro: «È stato bravissimo - ammetterà Schumi - e credo che senza la penalizzazione avrebbe potuto vincere».
Affermazione non gradita da Alonso, al quinto successo dell’anno. «Michael dice così? Forse non sa che avrei potuto spingere anche di più, ma ho preferito controllare. La verità è un’altra: senza i problemi di Montoya e Fisichella (sfortunatissimo Giancarlo, è stato prima attardato da un problema al bocchettone della benzina, poi da un cedimento del fondo piatto e infine dallo spegnimento al pit stop), la Ferrari non sarebbe andata a podio. La verità è che ha beneficiato dei guai degli altri». E ancora: «Schumi dice che Trulli l’ha attardato? Bene, vorrà dire che anzichè finire a 70 secondi da me (e scandisce le parole), avrebbe concluso a 60». Quindi, scaramantico: «Il mondiale non l’ho ipotecato, sarebbe un suicidio solo ipotizzarlo. Adesso penso a Silverstone, dove non sarò favorito».
In Inghilterra, a casa della McLaren, troverà l’altro ragazzino ad aspettarlo. «Da tredicesimo a secondo è stato come uscire dal pozzo senza fondo in cui ero finito... - confessa infatti Raikkonen - ma da questa gara ho capito che posso lottare per il mondiale».

Qui i ragazzini terribili si sono tenuti per mano, fra sette giorni si meneranno.

Commenti