Sul futuro di Capitalia Arpe passa la parola al patto di sindacato

Mercoledì la riunione dei grandi soci. Utili trimestrali in crescita. Verso un rialzo del rating di Fitch Per Mediobanca obiettivo stabilità

Marcello Zacché

da Milano

Conti sani, anche se un po’ inferiori alle previsioni, e nessuna novità sulle aggregazioni, sulle quali forse si saprà qualcosa nel patto di sindacato dei grandi soci di mercoledì: è questo il mix delle due componenti, una fondamentale, l’altra speculativa, che ieri ha determinato un brusco calo dei titoli di Capitalia in Borsa: -2,5% a 6,89 euro.
Ma Capitalia resta la banca più seguita sul mercato soprattutto per quel 9% che detiene nel capitale di Mediobanca e per gli interessi sulle Assicurazioni Generali. E questo resta un tema caldo e delicato, che l’amministratore delegato Matteo Arpe, nel rispondere alle domande di analisti e stampa in occasione della presentazione dei dati trimestrali, ha affrontato diplomaticamente: a chi gli chiedeva se fosse o no favorevole all’ipotesi di allentare la presa su Mediobanca, attraverso la discesa del patto di sindacato della banca d’affari sotto al 50%, Arpe ha risposto che Capitalia è «interessata alla stabilità dell'azionariato di Mediobanca. Per noi la priorità è la stabilità dell'azionariato e la capacità della banca di sviluppare il piano industriale e il rapporto con le Generali. I dati di Mediobanca - ha aggiunto - sono di grande interesse e soddisfazione. Guardiamo con grande attenzione a ciò che può migliorare la governance del gruppo». Ma va registrato che il management della banca d’affari, ieri per bocca del suo presidente Gabriele Galateri, ha ribadito il desiderio di aumentare il flottante: «È un argomento su cui devono decidere soprattutto gli azionisti, anche se, indubbiamente, un aumento del flottante è sempre apprezzato dal mercato».
La questione aggregazioni è focale anche per questo: chi si fondesse con Capitalia entrerebbe sia in Mediobanca, sia nelle Generali. E questo rappresenta, per Arpe e per il suo presidente Cesare Geronzi, sia l’arma di difesa, sia quella d’attacco più potenti che si possano immaginare. E sul tema Arpe ha «passato la parola» al patto dei grandi soci: «Oggi non ci sono negoziati in corso, comunque non posso e non voglio elaborare su questi concetti. È prevista la riunione del patto di sindacato di Capitalia la prossima settimana, questi temi verranno affrontati in quella sede». Per cui l’impressione è che mercoledì prossimo, il 15, dalla riunione dei grandi soci possa emergere qualche importante indicazione.
Sul fronte dei conti, l’utile netto trimestrale è stato di 241 milioni, inferiore alle attese degli analisti che lo avevano stimato a 260 milioni, ma comunque superiore del 24% al dato corrispondente del 2005. Nel dettaglio si legge un andamento delle commissioni in calo, probabilmente tra le «concause» del calo del titolo. Ma Arpe ha spiegato che si tratta della conseguenza dell’attesa «del rialzo del rating»: l’agenzia Fitch dovrebbe portare la pagella del debito da A- ad A nei prossimi mesi. In attesa di questa scelta la politica commerciale, sui bond Capitalia, è stata prudente, perché a breve termine il gruppo potrebbe rifinanziarsi a costi di 40-50 centesimi di punti base in meno.

Infine, novità nelle partecipazioni: nel trimestre è stato ceduto l’1% di Fiat, con un guadagno di 56 milioni. Mentre non è prevista «alcuna ipotesi di ingresso in Olimpia - ha detto Arpe - né nel patto di consultazione di Telecom, che non ha bisogno dell’intervento delle banche».

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