nostro inviato a Asolo
Caro diario, ci sono pagine dei diari che vanno scritte in rosso e strapazzate a forza di sottolineature. Sono le pagine che rendono il proprio giorno, apparentemente uguale a tutti gli altri, completamente diverso dagli altri. Aspettavo da tempo, da diversi Giri, di sottolineare avanti e indietro, fino a bucare il foglio, questa giornata unica e irripetibile. È una di quelle giornate che salutano nascite particolari, molto rare, felici combinazioni di difficili congiunzioni astrali: la nascita inconfondibile del campione.
Può darsi che mi stia facendo prendere la mano, che già domani si debba raccontare tutta un'altra storia, ma non importa: guai mettere il silenziatore alle giornate uniche e irripetibili. Troppo facile riconoscerle, difficile confonderle: c'è nell'aria qualcosa di particolare. C'è un sabato di sole che richiama in strada le grandi folle dell'Italia migliore, l'Italia delle famiglie e dei barbecue, degli alpini e delle suorine. C'è una grande montagna che invita i migliori alle cose migliori. Ed è in questo affresco speciale che improvvisamente abbaglia un'apparizione: sì, lui, il campione.
Diamo un nome a tutte queste cose. C'è un Giro eccentrico e bellissimo, ogni giorno agitato e tarantolato, che entra nella sua settimana nobile e decisiva. C'è una squadra italiana, la Liquigas, che deve rimediare i danni ingenti subiti per scelta suicida nella tappa dell'Aquila. E finalmente c'è una salita vera, lunga, ripida, gloriosa: il Monte Grappa. In mezzo a tutto questo, il vagito assordante: Vincenzo Nibali annuncia al mondo la sua travolgente irruzione nel mondo dei campioni.
A 25 anni, l'impresa. Grandioso sulla salita, in coppia con Basso, quando sgretola la concorrenza, lasciandosi a ruota solo l'iridato Evans e lo scalatore puro Scarponi. Grandioso in discesa, quando il suo gusto per la velocità e per l'acrobazia lo porta ad andarsene in solitudine. E grandioso infine nell'ultimo tratto di pianura, praticamente una cronometro, quando si difende da solo contro il rabbioso ritorno dei battuti. Salita, discesa, cronometro: c'è veramente tutto quello che serve. Da tanti anni, da troppi anni, non nasceva un esemplare d'uomo così: perfetto per la bicicletta, perfetto per la vittoria.
Alza le mani, alzale più che puoi e sorridi all'Italia, giovane terrunciello di Sicilia. Ne hai pieno diritto, ne hai tutti i titoli. Nell'epoca in cui i tuoi coetanei sognano veline e barche a vela, vita comoda e soldi di papà, tu hai scelto il mestiere scomodo della fatica e del sudore. Come adesso crescerai, quel che adesso combinerai, non è un problema che debba assillarti. Fai con comodo, prenditi i tuoi tempi, sbatti tutte le musate che vuoi. Ma credici. Non dubitare mai. Sei nato per questo, devi lottare per questo. Quando si nasce campioni, chi s'accontenta non gode.
Caro diario, scusa se a forza di sottolineare in rosso ti ho quasi strappato il foglio. Ma ci sono pagine che vanno trattate così, perché non passino inosservate, perché diventino diverse e speciali in mezzo a tutte le altre pagine dei giorni normali. Sublimi cose succedono al Giro. Sboccia il campione bebè che stacca tutti e arriva da solo. Alle sue spalle, un Basso irresistibile in salita e compagno leale nell'inseguimento finisce addirittura per vincere la volata dei secondi.
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