nostro inviato a Plan de Corones
Caro diario, la grande folla scende piano dalla montagna, diligente e ordinata, al passo degli alpini: praticamente come al termine di un derby Roma-Lazio. Voglio sfidare la retorica, ma bisogna pur dirlo: l'impresa incredibile è questa, comitive australiane al fianco di simpatici beoni trentini, famiglie con marmocchi al fianco di fidanzatini ustionati, il ferrarista Alonso al fianco della nazionale slovena di calcio, Malesani e Guidolin, i fratelli Moelgg e le sorelle Fanchini, uomini e donne, giovani e anziani, belli e brutti, ricchi e poveri, tutti quanti arrivati sul tetto di Plan de Corones a piedi o in ovovia, senza creare un solo problema di ordine pubblico. Ciascuno ha il suo idolo, ciascuno coltiva un suo tifo passionale, ma mai alzerebbe una mano, se non per qualche spinta pietosa e nascosta. O per applaudire tutti assieme l'ultimo sventurato della classifica. Ci sono anche i coltellacci, ma tagliano soppressa.
Caro diario, prendiamo nota: lungo le rampe sterrate da mountain-bike, che tanto per non fare nomi il Tour può soltanto sognarsi, questo Giro di effetti speciali e di suggestioni uniche scrive un'altra pagina bellissima. Manda un'altra cartolina illustrata. E proprio qui, a due passi dal cielo, sul tetto che domina la val Pusteria e la val Badia, la giornata limpidissima permette di vedere tutto più chiaro anche nel Giro. Ormai è ufficiale, i giganti della montagna sono due: Basso e Evans. "Ivan & Ivans". Certo è bravissimo anche Garzelli (voto 10 e lode), che arricchisce la sua interminabile carriera con una vittoria d'autore, ma io intendo i giganti della montagna che si stanno giocando l'intero Giro 2010 lungo le salite monumento di quest'ultima settimana. Sono due, lo ripeto forte e convinto, anche se la classifica sembra allargare il ventaglio delle nominations, anche se la maglia rosa è ancora sulle spalle di Arroyo, lo spagnolo che si sta giocando la rendita della folle imboscata aquilana. Dettagli. Dubbi non ce ne sono: è sfida a due. È duello. Come peraltro vuole la migliore tradizione dei grandi giri, veramente grandi.
Vuole il caso, anche se un caso non è, che siano coscritti della classe 1977. Non solo. Sono entrambi allenati dal preparatore Aldo Sassi (ora malato di quel male carogna: tutti qui fanno il tifo per lui), nel centro Mapei di Castellanza, dove il patron Squinzi ha voluto inventarsi la casa dello sport pulito. Per dati anagrafici e per supporto tecnico, dunque, è una sfida incredibilmente alla pari. A renderla ancora più bella, c'è un particolare che lo stesso presidente mondiale del ciclismo, l'irlandese Pat McQuaid, è venuto sin quassù a dire con parole ufficiali: «Questi due sfidanti offrono la garanzia assoluta, al cento per cento, di un ciclismo senza doping e senza trucchi. Possiamo dirlo sulla base di approfonditi controlli scientifici».
E allora godiamocela, dopo tanti anni, questa sfida possibile tra fenomeni trasparenti, tra un campione pulito come Evans e un campione ri-pulito come Basso. Inutile dire da che parte tiri la popolazione italiana. Da qui a domenica, passando per Mortirolo e Gavia, la speranza è che il nostro riesca a difendere l'esiguo vantaggio sul fuoriclasse australiano. Sono 42'', poco o niente. Già si sapeva che la crono di Plan de Corones avrebbe concesso una briscola a Evans, e difatti lui se la gioca a dovere. «Sullo Zoncolan ho patito - spiega - ma questo era il mio terreno e ho cercato di riprendermi qualcosa. Ma c'è ancora tanto lavoro da fare». Quanto a Basso, che lascia 28'', non si scompone: «Mi va bene così. Continuerò a correre all'attacco anche nei prossimi giorni. La grande rimonta, dopo il disastro dell'Aquila, finirà soltanto a Verona».
Dove regoleranno i conti? Non serve il mago Oronzo per fare previsioni: venerdì sul Mortirolo, sabato sul Gavia. La crono di domenica a Verona, 15 chilometri, potrebbe diventare epocale soltanto se in montagna i due non si separassero mai, nemmeno per un chilometro. Parere personale: Basso può guadagnare sulle ripidità assolute del Mortirolo e sulle lunghezze interminabili del Gavia, ma corre enormi pericoli lungo la discesa dello stesso Gavia, dove può solo sperare di avere vicino il compagno acrobata Vincenzo Nibali (a proposito: il campioncino di domani è bravissimo anche a Plan de Corones, su un terreno ostile al suo stile, direi voto 7,5).
Caro diario, è un bellissimo Giro in bilico. Si riparte con una sola certezza: vincerà un campione, perderà un campione. Sembra cretina, ma dopo tanti anni è una novità sconvolgente. Gli ultimi Giri li hanno decisi i campioni di sangue.
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