nostro inviato ad Ancona
Umberto Montanari, ex presidente della Spa sui rifiuti di Ancona, grande accusatore del sindaco Pd, Fabio Sturani, se laspettava larchiviazione per prescrizione del primo cittadino?
«Me la sentivo che finiva così. Comunque il reato cè, è riscontrato, ma è prescritto».
Perché se laspettava?
«Perché si è aspettato che fosse il mio avvocato a fare le indagini e a far scoprire che dietro la compravendita di quellarea portuale da parte della società Anconambiente che presiedevo vi era il sindaco Sturani. Il sindaco mi suggerì di acquistarla per 5 miliardi di lire e poi ha imposto il vincolo di esproprio ipotizzando il deprezzamento per il cambio di destinazione duso: da centro di smistamento rifiuti a parcheggio polmone. Come lha scoperto il mio difensore a settembre 2007, lo potevano scoprire molto tempo prima gli inquirenti. Che invece si sono mossi con ritardo andando inevitabilmente incontro alla scadenza dei termini. Semplice».
Accuse gravi le sue...
«Nessuna accusa, i fatti sono fatti. Di fronte allevidenza, si sono accaniti sul sottoscritto quando era a dir poco evidente che i rapporti con gli imprenditori proprietari dellarea portuale non ce li avevo io ma il sindaco. Che da loro riceveva contributi per le campagne elettorali, che era (è) in aspettativa in unagenzia di assicurazione che fa riferimento a uno di questi, che andava in vacanza ai Caraibi sullo yacht di proprietà di Rossi, appunto, limprenditore coindagato proprietario dellarea. E via discorrendo. Lunico mio vero cruccio è di non aver capito il bidone che mi hanno tirato».
Non ha mai avuto sentore che qualcosa non andasse?
«Solo quando, allinterno del Pd, persone vicine al sindaco cominciavano a parlare di mazzette, soldi sotto banco che giravano intorno allamministrazione comunale di centrosinistra. Corsi a chiedere spiegazioni al sindaco, ma lui negò, forte dellamicizia trentennale che ci legava, della comune pregressa appartenenza ai Ds. Eppure le indiscrezioni venivano dallallora presidente di Anconambiente Pierpaolo Sediari e da Lidia Mangani dei Comunisti italiani. E comunque il sindaco ha sempre avallato quelloperazione, e checché oggi ne dica, fu lui a spingere per lacquisto dellarea Ccs. Noi, a dir la verità, avevamo optato per unaltra soluzione. Col senno di poi ho capito parecchie cose».
Torniamo indietro. È davvero convinto che gli inquirenti potevano fare di più e più in fretta?
«Convinto? Convintissimo. Il mio avvocato mi ha riferito di avere il sentore, palpabile, che qualcuno volesse proteggere a tutti i costi le alte sfere politiche. Dopo il mio primo interrogatorio dissi a Fabio (il sindaco Sturani, ndr) che forse sarebbe stato il caso che lui stesso si presentasse a chiarire con i magistrati la posizione del Comune, ma non lo fece. Anzi, quando a fatica, solo dopo le nostre indagini difensive, venne convocato in procura, chiese altro tempo, che la procura gli concesse, perché doveva leggersi prima le carte. Ed è trascorso altro tempo ancora. Mi domando se un cittadino qualsiasi, convocato per un interrogatorio, può sottrarsi al confronto col magistrato perché deve prima studiare il caso. Da queste parti bisognerebbe dare unocchiata approfondita ai rapporti fra politica, magistratura, imprenditoria e massoneria».
Parla così perché è scottato dallinchiesta?
«Guardi, mi hanno triturato, ho perso il lavoro e alla fine è emerso che non sono un corrotto, e non ho ricevuto nessun favore. Dovevo servire come capro espiatorio e lho pagata fino in fondo. Ma la questione è altra: ad Ancona i poteri forti esistono come in ogni altre piccola città. Un sindaco non può continuare a governare con la macchia del sospetto, ma lo farà. Se giuridicamente esiste la possibilità di rinunciare alla prescrizione, dovrebbe farlo subito. Io di certo lo farò. Ma il sindaco continua a dire bugie, forse è troppo attaccato alla poltrona, come altri suoi illustri colleghi.
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