Sull’intesa atterra il penultimo «no» dei piloti

Nella proposta Cai, taglio del 6% agli stipendi, ma lavorando di più si recupera tutto. L’Anpac: «I nostri sono disposti a sacrificarsi con gli altri». E Veneziani (Uilt) denuncia «minacce»

da Roma

La situazione è «pessima». Alla conferenza stampa ieri sera a palazzo Chigi sulla trattativa Alitalia i piloti per oltre un’ora non hanno concesso nemmeno un sorriso. Neanche quando è stata una donna, Renata Polverini, segretario generale dell’Ugl, a fare un appello diretto «al senso di responsabilità» dei piloti. C’è «un muro - ha tuonato il presidente dell’Unione Piloti, Massimo Notaro -, la trattativa è impossibile». Eppure ieri l’ultima proposta del presidente della Cai Roberto Colaninno è stata formulata con attenzione particolare alla categoria. La novità è la destinazione del 7% degli utili ai dipendenti, di cui il 45% ai piloti. A livello contrattuale si prevede una riduzione dei salari del 6% e un aumento della produttività che, secondo il segretario della Uil Trasporti Marco Veneziani, garantirebbe «la stessa retribuzione». Lo stesso Veneziani, in tarda serata, ha denunciato il verificarsi di «episodi incresciosi, anche minacce» rivolte ai piloti iscritti ai sindacati che hanno dato il via libera al piano (Uil, Cisl e Ugl).
Il nuovo contratto prevede indennità di volo di 42 euro oltre le 12 ore per i piloti mentre per gli assistenti saranno corrisposte su base mensile per 12 mensilità. La proposta contiene altre novità: il contratto è unitario sia nella parte economica che in quella normativa. Vale per tre anni ed è composto da una parte comune e tre aree contrattuali (terra, assistenti di volo e piloti). La firma comporterà una rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) per ciascuno dei tre. Il numero dei componenti delle Rsu sarà calcolato in riferimento al totale della forza delle singole categorie. Prevista l'elezione di un unico comitato di coordinamento per i rapporti con la direzione aziendale: viene smontato il potere di veto dei piloti.
E le associazioni Up e Anpac alzano le barricate: «Non siamo in grado di mandare a casa 2 colleghi su 5. La nostra gente piuttosto è pronta a sacrificarsi con gli altri», ha dichiarato Fabio Berti, presidente Anpac: ha garantito di impegnarsi «fino all’ultimo minuto», ma ha aggiunto che l’associazione al momento dice no: «Neanche il primo piano è condiviso». L’80% dei piloti «sono con noi», hanno ripetuto i presidenti delle due associazioni: «In cento hanno lasciato i confederali e sono passati con Anpac e Up nelle ultime settimane», ha informato Berti.
L’Anpac è parsa sinora la più disponibile, ma anche da questo sindacato gli spiragli sembravano sottili. La contestazione riguarda l’essenza del piano: nella nuova compagnia è previsto l’utilizzo di «153 aeromobili, di 7 diversi modelli, e 1550 piloti per farli volare non bastano». I piloti sostengono che essendo 2550 (la somma tra Alitalia e Airone) saranno «mille i colleghi lasciati a casa». In realtà un po’ meno, anche secondo la loro versione: 870 effettivi e 130 «esternalizzati», cioè in qualche modo ricollocati nel cargo. Air France con lo stesso numero di aerei in volo «utilizzerebbe 1800 piloti», ha sottolineato Notaro dell’Up. Ma la risposta di Colaninno alla riunione, a detta dei piloti, sarebbe stata che «Air France non è un’azienda che va bene». Cifre completamente distanti, problemi di comunicazione rivendicati dai piloti, che non hanno mostrato cenni di disponibilità per il possibile premio degli utili, né soddisfazione per l’invariabilità dei salari: «Ci hanno chiesto un sì o un no su un documento che non conosciamo».
Si tratta fino all’ultimo, ma ieri queste tre sigle, con Avia e Sdl, hanno rappresentato ancora una volta l’ala dura del confronto.

«Abbiamo detto che siamo pronti a caricarci quei colleghi sulle nostre spalle ma ci hanno risposto di no», ha riferito ancora Notaro, lanciando un appello al presidente del Consiglio: «Noi non siamo manovrati da nessun partito». «Non abbiamo fatto una trattativa, abbiamo trovato un muro», è stata la penultima battuta di Berti. Ma a fine conferenza ha chiarito: «Stiamo lavorando contro il fallimento».

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