Salvo Mazzolini
da Berlino
Alla vigilia del G8, George W. Bush e Angela Merkel lanciano un messaggio chiaro e destinato a pesare sul vertice che si apre domani a San Pietroburgo: tra America e Germania si è ricostituito quel rapporto privilegiato, di reciproca fiducia, che dal dopoguerra in poi è stato uno dei pilastri della politica estera dei due Paesi. Le tensioni insorte durante gli anni della coalizione rossoverde di Schröder e Fischer, allorché Berlino cedette alla tentazione di creare insieme alla Francia un polo europeo antiatlantico, sono state archiviate e la Germania torna a essere, dopo la Gran Bretagna, il principale alleato dell'America nel Vecchio Continente.
Una svolta già preannunciata in gennaio durante la prima visita della Merkel a Washington. E che ora ha avuto una nuova, clamorosa conferma durante le trentasei ore che Bush ha trascorso sulle rive del Baltico, in quella parte della Germania che fino al crollo del Muro faceva parte della Ddr. In passato era quasi sempre la Gran Bretagna la tappa rituale dei presidenti americani in viaggio per i G8 organizzati in Europa e il fatto che questa volta l'unica tappa presidenziale sia stata in terra tedesca è già parte del messaggio sulla ritrovata intesa tra Washington e Berlino.
«Tra George e Angie c'è un feeling particolare», scrive il Bild Zeitung commentando i molti gesti amichevoli che il presidente e la cancelliera si sono scambiati davanti alle telecamere. Baci e abbracci all'arrivo, battute scherzose durante la passeggiata sulla piazza del mercato di Stralsund, uno dei tre paesini dove si è svolta la visita, atmosfera decisamente allegra durante il grande barbecue organizzato in serata nella campagna di Trinwillershagen, incantevole villaggio medioevale del Mencleburgo. Bush in maniche di camicia si è divertito ad arrostire sulle griglie i cosciotti di cinghiale mentre Angie in blue jeans cercava di aiutarlo e distribuiva i manicaretti agli ospiti.
In segno di carineria per il capo della Casa Bianca, si è persino materializzato il «fantasma di Berlino», come i giornali popolari chiamano il marito della Merkel, l'austero e scorbutico professore di chimica Joachim Sauer, il quale non appare mai in pubblico e detesta le telecamere, ma questa volta ha fatto un'eccezione (l'unica finora) e lo si è visto addirittura scherzare con Laura Bush. Ma è soprattutto durante la conferenza stampa che presidente e cancelliera hanno lanciato i segnali più evidenti del cambiamento. «Tutti i tedeschi sono consapevoli che se oggi viviamo in un Paese libero e unito, dobbiamo ringraziare soprattutto l'America», ha detto la Merkel ricordando che George Bush, padre dell'attuale presidente, fu tra i primi e principali sostenitori della riunificazione tedesca.
«Insieme - ha risposto Bush - tedeschi e americani hanno fatto molto per difendere la pace e i valori dell'Occidente e sono certo che insieme potranno ancora fare molto per difenderci dai nuovi pericoli che minacciano i nostri tempi». Parole che pronunciate a poche ore del G8 indicano che Washington e Berlino seguiranno una linea comune sui grandi temi al centro del vertice: oltre al conflitto israelo-libanese, la minaccia nucleare dell'Iran e della Corea del Nord, l'offensiva sempre più estesa e devastante del terrorismo islamico.
Particolarmente delicato il problema iraniano, perché scade fra pochi giorni l'ultimatum dato a Teheran per sospendere i suoi piani nucleari in cambio di incentivi economici da parte della comunità internazionale.
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