da Milano
«Se si fanno le battaglie di religione, si crea questo clima qui». Parola di don Gino Rigoldi e se è un prete a dirlo, la frase fa ancora più effetto. Cittadino benemerito del Comune di Milano, Cavaliere della Repubblica ma soprattutto uomo di Chiesa impegnatissimo nel volontariato sociale, don Gino è convinto che luso della forza sia controproducente: «Le semplificazioni autoritarie sono sempre una balordaggine».
Ma è giusto fissare limiti allaborto terapeutico?
«A 21 settimane il bambino è già bello grandino. Cè bisogno di fissare limiti, ma certo non a colpi di bastone».
Pensa che il caso di Napoli nuoccia alla causa degli antiabortisti?
«Non bisogna assolutamente mandare la polizia in ospedale e neanche fare il partito delle moratorie: sono performance inopportune. Il tema della vita è troppo serio per essere trattato così».
Lirruzione della polizia non le sembra una cosa seria?
«La cosa che mi sembra comica, o tragica, è che la polizia corra per una telefonata anonima. Probabilmente qualcuno dei capi vuole mettersi in mostra o ha entusiasmi che lo rendono più papista del Papa. Fatti come questo sono effetti della spettacolarizzazione con fini propagandistici ed elettorali. E spettacolarizzare non aiuta mai la riflessione».
È contrario al dibattito sulla modifica della 194?
«Se cè un momento sbagliato e anche strumentale per parlare di modifiche della 194 è adesso, perché ci sono le elezioni, cè la gara a dirsi supercattolici e non si riesce a ragionare in modo pacato per trovare soluzioni. Aspettiamo almeno dopo il voto, quando spero ci sia un atteggiamento più prudente da parte di tutti».
Ma secondo lei la legge sullaborto andrebbe rivista?
«Credo che nessuno sia favorevole allaborto, le donne per prime. La legge ha interpretato in maniera laica la piaga degli aborti clandestini e la storia ci ha detto che mantenere laborto senza regole, o addirittura penalizzato, ha creato più aborti e anche molte morti tra le donne. Quel che però deve essere più forte nella legge è la possibilità di evitare gli aborti offrendo percorsi alternativi».
E quali possono essere?
«Nei nostri progetti in Romania diciamo alle donne che vogliono abortire: Noi ti garantiamo la sicurezza economica finché sei autonoma e gli diamo casa e lavoro. Luso della forza non serve a nulla, è fondamentale il dialogo».
Che cosa si può dire a una donna per convincerla a non abortire?
«Io sono convinto che i genitori non siano i padroni della vita del concepito e quindi bisognerebbe fare ragionamenti sullo spazio che hanno la madre e il padre nella scelta. È indispensabile una maggiore attenzione nei confronti di ciò che accade nella mente e nella cultura della gente. Ma se si fanno le battaglie di religione, si crea questo clima qui che non porta a nulla...».
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