Suona il «silenzio» in memoria dei caduti di Russia

Reduci, autorità civili e militari hanno ricordato ieri i soldati che persero la vita sul fronte sovietico

Daniele Carozzi

«Per troppo tempo su questo passato è calato un silenzio riprovevole, dovuto a fatti politici. Ma un popolo degno della sua civiltà conosce la sua storia e la tramanda alle nuove generazioni». Con queste parole il sindaco Gabriele Albertini ha ricordato ieri mattina al Famedio i Caduti e i dispersi nel gelo delle pianure russe durante il secondo conflitto mondiale. La celebrazione, con messa di suffragio e deposizione di corone d’alloro, come ogni anno organizzata dall’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia, ha visto la partecipazione delle massime autorità militari cittadine, un picchetto armato dell’Aviazione e labari e vessilli delle Associazioni patriottiche e d’Arma. Nel tempio, il popolo dei reduci e congedati e le famiglie che mai più videro il ritorno di un loro congiunto hanno ascoltato commossi le note del «Silenzio» e il coro degli alpini. Carlo Vicentini, presidente nazionale di quella Unirr che tanto si è prodigata per il rientro dei resti di combattenti italiani dalle terre della ex Unione Sovietica, ha ricordato che dei circa 85mila fra caduti e dispersi dello Csir e poi Armir, le salme rientrate negli ultimi anni ammontano a circa 7mila, di cui ben 1.549 appartenenti a soldati milanesi.

Fra le unità che più si batterono sul fronte russo, sono stati ricordati la «Voloire», il Terzo Reggimento bersaglieri immolatosi a Meskov, la divisione Julia, e la Tridentina che a Nikolajewka perse 6mila uomini nell’ultimo combattimento per uscire dalla mortale «sacca».

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