Al suono della campanella manca solo il Prof: è giallo

Limature, intoppi, ritardi e così, alla fine, tardò proprio lui, il primo della classe, il primus inter pares, Mario Monti. Nella giornata della trasparenza e dei redditi online, nella giornata delle promesse mantenute da tutti, o quasi, il professore ha perso l’aereo della trasparenza tempestiva ed è arrivato in ritardo all’appuntamento tanto sollecitato dagli italiani.
Colpa degli impegni all’Ecofin di Bruxelles, fanno filtrare dal suo entourage a tarda sera, un appuntamento-chiave in cui si dovevano affrontare passaggi delicati per le sorti dell’Europa. Com’è, come non è, fatto sta che ancora a tarda sera i redditi del premier non sono saltati fuori. Un giallo, in buona sostanza, dato che ieri, finalmente, dopo che da un po’ di settimane la pressione, sì anche la pressione da parte del nostro giornale, si era fatta, come dire, ancora più pressante, è scattata l’operazione trasparenza. I ministri hanno diramato, più o meno nello stesso momento (per la verità avrebbero dovuto farlo tutti alle 17 ma qualcuno l’ha fatto prima e qualcun altro dopo) i loro redditi. Tutti tranne lui. Online, sui siti dei rispettivi dicasteri, ognuno in calce alla biografia del titolare. Monti latitante o perlomeno ritardatario, insomma. Eppure era stato proprio lui avant’ieri nel suo discorso in piazza Affari a Milano a ribadire la necessità da parte dei ministri del suo team di mettersi davanti allo specchio e di riverberare sugli italiani la loro situazione patrimoniale.
Così possiamo per il momento limitarci a ricordare e a ricordarvi ciò che il professore ha sempre prediletto, ovvero l’investimento immobiliare. Se non andiamo errati l’ultimo dato attendibile che si conosce è desumibile dalla dichiarazioni dei redditi del 2006: 367.992 euro all’inizio del suo secondo mandato da commissario europeo. Nel 1999, Monti garantì di non possedere quote societarie né azioni, titoli od obbligazioni di alcun tipo nel suo portafoglio ma si sentì in dovere di precisare di possedere però «appartamenti a Milano e a Varese dati in locazione a privati per una rendita annuale di 77mila euro». Un patrimonio che all’epoca veniva gestito completamente da una società, la Mirte 7, sciolta poi nel 2002 e costituita insieme alla moglie Elsa. La società possedeva a Milano un appartamento in via Frua da dieci vani con box auto, dove risulta la residenza del presidente, con rendita catastale complessiva di circa 2.600 euro. Inoltre alla stessa società facevano capo due appartamenti a Varese, un ufficio in corso Buenos Aires, sempre a Milano, mentre al solo premier, risultavano e risultano ancora intestati a Milano, sette alloggi, quattro box auto, un magazzino e un negozietto: in tutto, dieci appartamenti, sei box, tre negozi, due magazzini, un ufficio studio.

Oltre al fresco stipendio da senatore a vita (con nomina il 9 novembre 2011): oltre 25mila euro mensili. Ma siamo sicuri che ne sapremo di più e potremo così essere più precisi quando le «limature» verranno completate e anche il premier accenderà la luce verde sul suo sito online e i suoi redditi diventeranno pubblici.

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