Cronaca locale

Superassessore, Maroni e Castelli insistono

Oggi il premier potrebbe incontrare di nuovo Bossi per trovare una soluzione

Marcello Chirico

Al Pirellone si è arrivati al bivio: o la crisi si chiude martedì prossimo, prima della riunione di giunta riconvocata dal governatore Roberto Formigoni, oppure ogni scenario diventa possibile. Compreso quello più infausto: il ritorno alle urne dopo poco più di 150 giorni di ottava legislatura regionale. Le soluzioni per uscire dall’impasse ci sono, manca però la volontà di chiudere, da una parte (Lega) e dall’altra (Forza Italia). Nella vicendevole attesa che, come al solito, sia sempre il premier Silvio Berlusconi a concordare la migliore via d’uscita possibile per tutti.
L’intervento risolutore del Cavaliere è atteso soprattutto dal Carroccio, in particolare da Umberto Bossi che, a Gemonio, aspetta dal premier una telefonata che finora però non è arrivata. E al quartier generale padano di via Bellerio in tanti si domandano perché. L’intervento decisivo del premier viene comunque dato per imminente anche in casa azzurra, dove c’è chi non esclude neppure nelle prossime ore un nuovo incontro tra i due leader, questa volta a casa del Senatùr. Si è insomma in attesa che capiti qualcosa in grado di sbloccare il perdurante stallo, quello che tanto innervosisce in queste ore il governatore, desideroso di chiudere quanto prima la partita. In un senso o nell’altro.
A dire il vero, Formigoni una soluzione era pure arrivato ad abbozzarla in settimana coi leghisti, accettando il sacrificio del suo uomo migliore (e più odiato dal Carroccio), Giancarlo Abelli, rendendosi disponibile allo spostamento di quest’ultimo ad altre mansioni, ma i lùmbard hanno nicchiato proprio perché desiderano che a sottoscrivere l’accordo fosse proprio Berlusconi. E il fatto che si voglia tirare dentro sempre il premier infastidisce Formigoni.
Dal canto suo, lo stesso Abelli sembra essere entrato nell’ordine di idee di abbandonare il Welfare per dedicarsi ad altro. Ad un patto: che gli venga data l’agricoltura, ora gestita dalla vicepresidentessa Viviana Beccalossi. An non sembra però intenzionata a privarsi di questa delega, nemmeno in cambio del welfare, che però i leghisti continuano a chiedere insieme alla sanità.
Ieri lo ha fatto in prima persona proprio colui che dovrebbe occuparsene: il ministro Roberto Maroni. «La Lombardia - ha detto il ministro padano - è una delle regioni più importanti d’Europa, più grande persino di alcuni Stati, dunque avrebbe bisogno di un coordinamento tra politiche sociali, sanitarie e politiche attive del lavoro. Cioè, un ministero del welfare». Al quale, sempre ieri, è stato il collega-ministro, Roberto Castelli, a rinnovare la candidatura: «Maroni sarebbe in grado di fare tutto». «Ho dato la mia disponibilità - ha dichiarato l’interessato - a fare ciò che il Consiglio Federale mi chiederà, ma al momento ho altre gatte da pelare».
Chissà che, alla fine, siano proprio queste «gatte da pelare» (comprese quelle interne: perdere chance di diventare segretario della Lega, a vantaggio di Giorgietti, nel caso si trasferisse al Pirelli) a trattenere Maroni a Roma e a dirottare al Pirellone un altro leghista (ieri circolava il nome dell’onorevole Ercole, pavese come Abelli) che si occupi di sanità e di lavoro, le deleghe che Formigoni e Forza Italia hanno messo ora sul piatto in cambio della pax.

Ma finora nessuna risposta è giunta al riguardo dalla Lega.

Commenti