La Chiesa, Monti e Casini stanno definendo un sodalizio all’insegna del catto-relativismo per gettare le basi di un nuovo soggetto politico capace di conquistare l’Italia. Il sostegno ufficiale della Chiesa al governo Monti dà vita ad una realtà nuova nella politica italiana e all’interno del cattolicesimo come religione universale. Da un lato si attribuisce al governo Monti una valenza positiva nel contesto dell’auspicato impegno dei cattolici in politica; dall’altro si considera possibile la conciliazione dei dogmi e della dottrina sociale della Chiesa con il materialismo e il relativismo che ispirano i poteri finanziari globalizzati che lo stesso Monti incarna. Alla luce di ciò il messaggio diffuso ieri tramite Twitter da Casini («Siamo pronti a superare l’Udc per far nascere un soggetto aperto ai nuovi protagonisti della politica. Appello ai coraggiosi: uniamoci!»), suona come un appello a Monti a condividere la nascita di una nuova casa comune dei cattolici, capace di diventare l’ago della bilancia e forse competere con il Pdl e il Pd alle prossime elezioni per aggiudicarsi la carica di capo dello Stato dopo la scadenza del mandato di Napolitano o la guida del nuovo governo o, chissà, entrambe!
Nel 2009 l’Udc da «Unione dei Democratici cristiani e dei Democratici di Centro» cambiò il nome in «Unione di Centro», mentre lo stesso Casini avviò il processo della «Costituente di Centro» e annunciò il nuovo nome di «Partito della Nazione». Ma se fate una ricerca su Google emerge che già dal 15 aprile 2007 Casini diceva: «Occorre andare oltre l’Udc, perché il partito è un mezzo e non il fine. La nostra responsabilità è costruire un centro più ampio, dei moderati, in linea con il Ppe, che sia da riferimento anche per coloro che oggi militano a sinistra ma che non vogliono morire socialisti nel Partito democratico».
Ebbene sembra proprio che con Monti benedetto dalla Chiesa sia la volta buona. Il fatto che Casini stia andando in giro per l’Italia presentandosi come il paladino di Monti, anche a costo di beccarsi delle sonore contestazioni, attesta che è disposto a pagare un prezzo per un investimento che considera assai fruttuoso.
Il reiterato appello del Papa a promuovere una nuova generazione di cattolici impegnati in politica, ha avuto un punto d’approdo nel Forum delle associazioni cattoliche svoltosi a Todi il 17 ottobre 2011, alla presenza del Presidente della Cei, il cardinale Bagnasco, dell’allora amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera, del rettore dell’Università Cattolica Lorenzo Ornaghi e del fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi. Tutti e tre sono poi diventati ministri nel governo guidato da Mario Monti, anche lui considerato un cattolico praticante, insieme al nuovo ministro della Salute Renato Balduzzi, al ministro al Turismo e allo Sport Piero Gnudi, al ministro dell'Istruzione Francesco Profumo.
Come si potrebbe non convenire che si tratta di un governo con una forte presenza cattolica? Riccardi, il personaggio più vicino al Vaticano, intervenendo il 13 dicembre scorso a un convegno in cui fu presentato un sondaggio della Ipsos che indica che la maggioranza dei cattolici sostiene il governo Monti, disse: «È una nuova stagione politica in cui i cattolici si sentono più a loro agio. Il governo ha la priorità del risanamento economico, ma può essere anche una stagione di risanamento della politica». Secondo Riccardi «è necessario superare i vecchi schemi della rinascita della Democrazia cristiana o della diaspora dei cattolici», perché i cattolici sono una «grande rete» portatori di una visione specifica del mondo, ma capaci anche di rappresentare un «coagulo» e una «cultura di sintesi in dialogo con gli altri».
La sintesi di Riccardi noi oggi la tocchiamo con mano tutte le mattine constatando che quasi tutti i grandi giornali nazionali, dal Corriere della Sera a Repubblica, dal Sole 24 Ore all’Avvenire, dalla Stampa all’Unità, sostengono all’unisono e incondizionatamente Monti, in una sorta di auto-commissariamento della tradizionale autonomia di giudizio simile a quello che ha annullato l’indipendenza dei partiti dando vita a un’inedita ammucchiata e lo svuotamento del Parlamento dalla sua prerogativa legislativa.
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