Svolta Don Andrea predica, una volta incantava (anche in tv)

Un grande avvenire dietro le spalle. Questo, che fu il titolo dell’autobiografia di un altro grande istrione e mattatore (il mattatore per eccellenza), Vittorio Gassman, figurerebbe bene come insegna dell’attuale bottega camilleriana. Perché don Andrea, conosciuto e amato dal grande pubblico soprattutto grazie alla rudezza e al fatalismo tutti mediterranei del suo commissario Montalbano, eroe letterario e televisivo, è (anzi, è stato) molto altro. Una volta archiviata la «macchia» giovanile dell’espulsione dal collegio causa lancio di uova contro un crocifisso, la futura eminenza rossa dei salotti-bene entrò in Rai più che trentenne. Ma non fu, a dispetto della sua militanza comunista in epoca di Dc imperante, un’entrata in punta di piedi, tutt’altro. Se il familiare bianco e nero degli anni Sessanta, con quegli «esterni» sfocati che oggi fanno tanta tenerezza e quegli «interni» da tinello, si colorò di giallo e di noir, il merito è anche suo. Infatti, dietro il successo delle Avventure di Laura Storm con Lauretta Masiero, quelle del Tenente Sheridan con Ubaldo Lay e Le inchieste del commissario Maigret con Gino Cervi c’era anche lui, don Andrea, in qualità di responsabile di produzione o di sceneggiatore. Erano, quei lavori, tutti figli del teatro, il travolgente amore giovanile (fu, tra l’altro, il primo a portare in Italia Beckett con Finale di partita, sia sul palco, sia in tv) con Pirandello, marchio di fabbrica di sicilianità, su tutti. Una passione frutto anche degli studi, fra il ’48 e il ’50, all’«Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico» di Roma. L’esordio nella narrativa, con Il corso delle cose (’78, ma scritto un decennio prima) avrebbe ucciso un toro, visto l’assordante silenzio che lo accolse.

Ma poi, non appena spuntò all’orizzonte Un filo di fumo (’80), in cui «esordì» l’immaginaria cittadina di Vigata, Camilleri cominciò a diventare il Camilleri che tutti conoscono e molti apprezzano: il macinatore di best seller a ciclo continuo, fra un premio, una laurea honoris causa e un’ospitata in prima serata. Oggi, su quella sagoma corpacciuta, su quella voce cavernosa da affabulatore, sta prendendo il sopravvento il fustigatore dei costumi berlusconiani. Peccato.

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