Ora anche Ugo Venturini potrà riposare in pace. E in pieno centro, nei giardini di Brignole, dove il municipio Centro Est giovedì sera ha deciso di intitolare una via al simpatizzante missino la cui esistenza familiare è circondata da storie agghiaccianti.
Colpito alla testa il 18 aprile del 1970 da una bottiglia di sabbia lanciata da estremisti di sinistra al fine di impedire il comizio in corso dell'Msi tenuto dal segretario Giorgio Almirante, Venturini muore all'ospedale San Martino il successivo primo maggio. Seguito a poca distanza dalla moglie suicida, mentre il piccolo Walter, con un solo anno di vita, avrà una storia molto travagliata. Storie riprese di recente dal giornalista Luca Telese nel libro «Cuori neri». Ai quali fino a oggi non era riconosciuto diritto di cittadinanza nella toponomastica cittadina.
«Ma giovedì è stato scritto un pezzo di storia della nostra politica», si sente commentare. Perché a votare per la mozione presentata dai consiglieri Giannalberto Conte (Lega) e Elio Salterini (Pdl) c'erano non solo il centrodestra ma anche quasi tutto il centrosinistra, dal Pd a Rifondazione rappresentata dal consigliere Davide Traverso. Solo due astenuti tra la minoranza mentre Vincenzo Lagomarsino (Verdi) non partecipa alla votazione. «Non tutte le vittime sono uguali e quelle di piazza Fontana sono più vittime perché inconsapevoli e casuali», non rinuncia a rimarcare Lagomarsino la scelta di parte del camerata: «Dedicargli una via mi sembra eccessivo perché una cosa è ricordare la sua tragica morte e un'altra commemorarlo». Una posizione che rimane isolata in consiglio che per la prima volta ha tentato di non fare distinzioni. Perché anche se Fabio Grubesich (Pd) non rinuncia a un distinguo chiedendo di togliere un riferimento a Guido Rossa dal testo («che ha un riconoscimento trasversale») però vota la mozione.
«Oggi non dobbiamo fare distinzioni tra morti di destra e di sinistra: a lasciarci la vita è stato chi stava dietro le quinte come Venturini che esercitava un diritto democratico assistendo a un comizio», insiste l'arancione Enrico Cimaschi. «Venturini è morto per un ideale così come Carlo Giuliani nel 2001», il paragone di Vincenzo Falcone (An) ancora aggrappato al simbolo della fiamma tricolore. D'altra parte «quando appartenevo al Msi credevo in quellideale» assicura Salterini. Conte (Lega Nord) rimarca che nel 2009 si era rifiutato di celebrare il sindacalista Guido Rossa visto che «nessuno si è mai preoccupato di spendere una sola parola per Venturini che tra l'altro era attivo nel sociale e volontario in una pubblica assistenza». Insomma, morti di serie A e di serie B. Conte fa alcuni nomi come Sergio Ramelli, Paolo Di Nella, i fratelli Mattei. «Ben 23 delitti rimasti quasi tutti impuniti».
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