Cultura e Spettacoli

Sylvie Vartan: "Ero la regina yéyé ora insieme a Carlà mi dedico al blues"

La star degli anni ’60 pubblica un nuovo cd con una ballata composta da madame Sarkozy

Sylvie Vartan: "Ero la regina yéyé ora insieme a Carlà mi dedico al blues"

Bellissima e biondissima, faccia d’angelo ma sguardo impudico mentre canta Come un ragazzo o Zum zum zum di Mina. Così ricordiamo la Sylvie Vartan «italiana», detta «la liceale del twist», icona del rock francese accanto al marito Johnny Hallyday. Roba d’antiquariato dirà qualcuno, anche perché da noi Sylvie ha mostrato solo il suo lato più ludico e sbarazzino; pochi ricordano che ha cantato coi Beatles, con Gilbert Becaud, che pochi mesi fa s’è scatenata in alcuni rock liberatori all’Olympia sul palco dell’ex marito. Noblesse oblige, e per riportare in alto il suo nome di lady, anzi di madame della canzone, la Vartan pubblica un singolo scritto da Carla Bruni (Je chante le blues), pubblica un nuovo cd (Toutes peines confondues) ed è partita ieri dall’Olympia per un nuovo tour mondiale. «Sono tornata anche alla Rca, la casa che mi lanciò negli anni ’60, insomma ricomincio da zero e, per legare passato e futuro, pubblico un cd singolo che contiene la mia canzone d’esordio e quella della Bruni».

Come nasce la vostra collaborazione.
«Il suo primo cd mi ha fatto impazzire, semplice ma profondo. Spero di cantarla presto insieme a lei in concerto. Quel cocktail di musica e testi di matrice folk mi ha colpito. Le ho telefonato, lei è venuta in studio con la chitarra e ha cantato questo blues che mi ha affascinato: è stata generosa a regalarmelo, sembrava scritto per la mia nuova immagine».

Cioè?
«Mi sento sempre un ragazzo scapestrato ma sono cresciuta e quindi sentivo di dover fare qualcosa di diverso. Un disco più meditato, teatrale, con atmosfere jazz e blues, le musiche che ascoltavo da ragazzina prima che il rock mi travolgesse».

Carla Bruni è andata forte nelle classifiche: lei non ha paura del ritorno con questa crisi del disco?
«Non ho paura delle sfide. Negli anni ’60 ho sfidato le convenzioni vestendomi e comportandomi contro le regole, ho cantato il rock a Parigi quando era considerato roba da pervertiti. So che il pubblico mi ama ancora».

Aiuta essere first lady o ex rockstar?
«Aiuta per avere una chance, ma poi ci vuole talento. Guardi quanti artisti oggi spariscono in un lampo».

Anche lei è sparita per un po’.
«Io continuo a far concerti in giro per il mondo. Canto in Giappone, in Usa ovunque. Un vero cantante deve fare così, misurarsi continuamente con il pubblico. A me non interessa farmi fotografare o mostrarmi in tv».

Non rimpiange la fama degli anni Sessanta?
«Non sono nostalgica ma non rinnego il passato. Rimpiango quei tempi perché eravamo giovani, pazzi, con tante illusioni e senza paura, non per il successo. Il problema è che i fan vogliono ascoltare le vecchie canzoni, perché le vecchie canzoni sono come vecchi amici. Ma io voglio andare avanti e lanciare un nuovo repertorio».

All’epoca cantò anche con i Beatles.
«Le racconto un aneddoto. Mio fratello Eddie era un jazzista e un produttore conosciuto. Quando sentì che c’era questo gruppo, i Beatles, che suonavano ad Amburgo, li contattò e chiese loro di suonare con me. Non erano ancora famosi ma naturalmente rifiutarono. Così mi portò il chitarrista dei Foreigners. Però qualche anno dopo cantai coi Beatles a Parigi e passammo una serata favolosa».

In Italia ha avuto successo anche in tv, da «Canzonissima» a «Doppia coppia»...
«Da voi chiedevano cose più scanzonate, ma l’Italia mi è rimasta nel cuore. Non so ancora quando ma in questo tour aggiungerò qualche data italiana».

L’abbiamo vista duettare pochi giorni fa con Johnny Hallyday.

In Italia con chi le piacerebbe cantare?
«Eros Ramazzotti è veramente forte e internazionale».

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