Il tabù degli esuberi

Perdere il lavoro in una società immobile come quella italiana è un dramma. Soprattutto se la famiglia, come spesso avviene, si regge su un solo reddito. Un dramma amplificato dal fatto che il nostro sistema di protezione sociale per gli outsider (coloro che sono fuori dal sistema) è ridicolo. A ciò si aggiunga la scarsa flessibilità sia in entrata sia in uscita del nostro mercato del lavoro, che rischia di inchiodare a reddito zero un ex dipendente anche per molti anni.
Eppure questa rottura avviene in migliaia di casi tutti i giorni. Ci sono interi comparti industriali che negli ultimi anni sono andati a gambe all’aria. Ci sono piccole e medie imprese che chiudono. E ci sono grandi industrie che ogni giorno, ahinoi, annunciano stati di crisi e mobilità (l’anticamera del licenziamento collettivo) per centinaia di loro addetti. Ma due casi di queste ore fanno storia a sé: Alitalia e i professori della nostra scuola. Il dramma del loro possibile licenziamento assume un sapore diverso. Gode di uno Statuto privilegiato. La capacità di questi insider è decisamente maggiore rispetto a quella di migliaia di privati che si trovano nelle loro stesse condizioni. Essi infatti hanno un rapporto speciale con la politica. Il tema diventa la difesa del posto del lavoro, a prescindere. Conta l’occupazione che può garantire Alitalia e non già la decenza del suo servizio. Conta il numero dei professori impiegati e non già la qualità dell’istruzione che vede il 97 per cento delle risorse utilizzate per pagare stipendi.
Si tratta di una logica perversa. Non solo perché, come dimostra il caso Alitalia, è destinata ad infrangersi con le compatibilità di bilancio. Ma piuttosto perché rende più debole nel suo complesso il Paese. La tutela a qualsiasi prezzo degli insider, mette sul lastrico gli outsider. Non esistono solo i dipendenti Alitalia, ci sono anche 60 milioni di italiani che hanno bisogno di viaggiare. Non ci sono solo i nostri malpagati professori, ci sono milioni di studenti. Ribaltare la logica e pensare all’interesse collettivo, dopo cinquant’anni di cancrena assistenziale, è necessario.


Una parte del sindacato (la Cisl e la Uil nella trattativa Alitalia stanno dando segnali in questo senso) ha capito che la festa è finita e che per di più è costata davvero cara. E che il modo migliore per tutelare i lavoratori è far sì che il Paese cresca.
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