«Vorremmo che Genova diventasse la casa della Scienza» aveva sussurrato Emanuela Arata nell'allestire la prima edizione del Festival della Scienza. Da allora sono passati ben quattro anni e ogni anno il Festival si è allargato ed ha portato sempre più la Scienza nelle case delle famiglie genovesi. E così oggi la Presidente del Festival, con soddisfazione e merito, può aggiungere: «E sembra che pian piano ci stiamo riuscendo».
Quasi sono stati gli aspetti più positivi di questo Festival?
«La grande partecipazione di pubblico, un pubblico che viene non solo a vedere il Festival, ma a vivere il Festival. La gente ha voglia di metter le mani sopra la Scienza, da qui il successo dei laboratori. Il secondo punto è l'entusiasmo degli scienziati che sono intervenuti al Festival e che ormai si scrivono l'uno con l'altro per dire: Vacci, è bello!».
Quali scienziati ha trovato più disponibili e simpatici?
«Daniel Kahnema, il premio nobel che quando si presenta dice sempre: Sono uno psicologo che lavora con gli economisti e non aggiunge altro. E poi Fritjof Capra, per il suo grande fascino e infine Lisa Randall, che dimostra di essere più giovane di quello che è».
Quali gli aspetti da migliorare per le prossime edizioni?
«Il sistema di prenotazioni che era sperimentale e l'organizzazione. Tuttavia anche un'organizzazione artigianale fa parte dello stile del Festival. Di certo il prossimo anno compatteremo le conferenze: 190 sono state troppe».
Diversi hanno segnalato un problema di spazi limitati.
«È un problema che va affrontato. Si spera che il successo del Festival aumenti la disponibilità di Genova e di certi enti a fornire maggiori spazi».
Cosa ne pensa sulla polemica tra la curia, il Festival e Odifreddi?
«Su Odifreddi nulla: gli scienziati sono molto liberi mentalmente. Mi dispiace invece che l'Arcivescovo non abbia partecipato. Secondo me gli sono state date informazioni poco corrette e imparziali.
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