La tassa Prodi costa al Nord 10 miliardi di euro

Il prelievo delle liquidazioni vale 3 miliardi. Turismo penalizzato con il blocco del Mose a Venezia. Alle aziende serve un aeroporto

Gian Maria De Francesco

da Roma

Una stangata da oltre 10 miliardi di euro ai danni del sistema-Nord. È questo, secondo le stime del Giornale, l’effetto negativo delle politiche messe in atto dal governo Prodi sull’Italia settentrionale. Dall’aumento dei contributi previdenziali su autonomi e atipici allo stop alla Tav al proposito di dirottare il traffico internazionale di Alitalia su Fiumicino ai danni di Malpensa, la visione romanocentrica dell’esecutivo dell’Unione rischia di mettere in seria difficoltà l’area più produttiva e maggiormente competitiva del Paese. Questo l’elenco degli aggravi.
Aumento contributi. L’aumento dei contributi previdenziali per lavoratori autonomi e atipici penalizza soprattutto le piccole e medie imprese assorbendo i benefici del taglio del cuneo fiscale. Secondo Confartigianato, tale misura determinerà un aumento del costo del lavoro compreso fra lo 0,5 e lo 0,8 per cento. Applicando tali parametri alle statistiche Istat (riferite al 2004) relative alle aree Nord-est e Nord-ovest si ottiene un aggravio per le imprese industriali e dei servizi di oltre 2 miliardi di euro. Questa stima appare addirittura prudente se confrontata con i dati del Servizio studi della Camera che dall’incremento delle aliquote contributive prevede un maggior gettito di 4,25 miliardi di euro in tutta Italia.
Tfr. Se si tiene conto delle stime dei tecnici di Montecitorio, il trasferimento delle liquidazioni al Fondo Inps dovrebbe valere 5 miliardi. Considerato che oltre il 60% della forza-lavoro è localizzata nel Nord Italia, il provvedimento incide per 3 miliardi sulla capacità di autofinanziamento delle aziende. I maggiori costi di finanziamento legati al ricorso al sistema bancario dovrebbero attestarsi tra i 250 e i 300 milioni di euro. Tale valore emerge dall’aggravio unitario per dipendente stimato da Confindustria (30 euro) moltiplicato per i circa 10 milioni di lavoratori settentrionali.
No Tav. La sempre più probabile rinuncia alla realizzazione della ferrovia ad Alta velocità tra Torino e Lione potrebbe penalizzare fortemente l’economia dell’intero Nord-ovest. Secondo una ricerca delle associazioni industriali di Torino, Milano e Genova realizzata nel 2002, la Tav avrebbe determinato un impatto positivo sul Pil piemontese di 3,2 miliardi di euro all’anno. Anche in questo caso si tratta di stime prudenziali perché gli effetti moltiplicativi della crescita economica determinata dal miglioramento delle infrastrutture si dispiegano nel corso degli anni. Un altro dato è ugualmente interessante: ogni anno di ritardo nel completamento della Tav (inizialmente fissato al 2012) costa al Nord-ovest un miliardo di euro. Più difficile valutare quanto costi a Venezia il blocco del Mose. L’opera di salvaguardia idrica della città, attualmente in stand-by, costa 4,5 miliardi di euro, ma consentirebbe una migliore conservazione di un museo a cielo aperto che attira 14 milioni di turisti ogni anno. Il Pil turistico del Veneto nel 2004 è ammontato a 8,1 miliardi di euro.
Malpensa addio. Il piano del governo per fare di Roma Fiumicino l’unico hub aeroportuale italiano peserebbe non solo su Milano Malpensa ma su tutto il Nord. Nel 2005 l’aeroporto milanese ha richiamato un traffico di 19,6 milioni di passeggeri. Il 70% della clientela business italiana, come ha ricordato lo scorso giugno il presidente di Assolombarda Diana Bracco, lo utilizza. Se a tutto questo si aggiunge che il solo «Progetto 2000» ha determinato nel periodo 1995-2002 una crescita del valore aggiunto e dell’occupazione superiori alla media nazionale nelle province di Milano, Novara, Como e Varese, un ridimensionamento creerebbe un impatto negativo sull’economia lombarda misurabile nell’ordine di qualche miliardo di euro.
Delega ambientale.

La riscrittura da parte del ministro Pecoraro Scanio del Codice ambientale del governo Berlusconi creerà non pochi problemi alle imprese in materia di gestione dei rifiuti e trattamento delle acque con un aumento dei costi legati anche ai contenziosi con le amministrazioni locali.

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