Tassare i risparmi? Sarebbe un autogol

È sempre fastidioso commentare «ipotesi sul tavolo», «idee che prendono forma» o qualsiasi modo strambo utilizzato per identificare provvedimenti non ancora presentati. Di solito prima si aspetta e si legge, solo poi si commenta. Per quanto riguarda però il fantasma della tassazione sui risparmi faremo un’eccezione: mettiamo quindi anche noi «sul tavolo» qualche spunto di riflessione su un argomento troppo delicato per poter essere trattato con la stessa leggerezza con cui si parla della spazzatura di Napoli o dei pedaggi sul raccordo anulare.
Cominciamo con il ribadire che la definizione giusta quando si parla di tassazione sugli interessi dei titoli è tassa sui «risparmi», non sulle «rendite»: chi dispone di grandissimi capitali, magari ottenuti con metodi dubbi, ha mille modi per infischiarsene di qualsiasi tassa e può tranquillamente spostarli con un clic dove più gli conviene. Se si intende colpire costoro di certo non lo si fa tassando le cedole, basterebbe semmai domandare a chi dispone di grandi patrimoni, dovunque basati, e non abbia mai pagato un euro di tasse, come abbia ottenuto tali capitali e, in difetto di spiegazione convincente, tassare.
Rimarrebbero quindi i piccoli e medi risparmiatori, categoria da tutelare, che di certo non investe per arricchirsi ma semplicemente per mettere in salvo i frutti di tanti sacrifici dall’erosione dell’inflazione. Tutto ciò premesso (e ancora increduli che anche solo l’ipotesi di tassare i risparmi possa venire da un governo di centrodestra) conviene ricordare alcuni punti fermi. Posto che si dà per scontato che ogni idea di tassazione debba riguardare solo i titoli di nuova emissione (altrimenti sarebbe una patrimoniale e nemmeno Prodi ci aveva pensato) si legge che l’aumento «non toccherebbe i titoli di Stato».
Prima eresia: chi potrebbe essere così ingenuo da pensare che all’interno dell’Unione Europea si consentirebbe al Paese con il maggior debito un trattamento fiscale agevolato rispetto ai titoli di Stato degli altri Paesi Ue? Su quali basi un titolo di Stato italiano verrebbe tassato al 12,5% e uno francese al 18%? Non solo: gli emittenti di titoli sono principalmente gli Stati sovrani e le banche. Se si differenzia la capacità di approvvigionamento capitali a lungo termine delle banche rispetto agli Stati tassando di più le obbligazioni di queste ultime si mette a repentaglio proprio quel processo di rafforzamento di capitale degli istituti di credito che è in questo momento cruciale per la tenuta del sistema, come dimostrano anche le incredibili turbolenze delle azioni bancarie italiane ieri in Borsa.
Facciamo un esempio estremo per far capire meglio il concetto: se al governo arrivasse Stalin redivivo e decidesse di tassare gli interessi al 90%, dato che al risparmiatore interessa il netto, sottoscriverà i titoli solo se l’interesse lordo sarà astronomico. Lo Stato potrebbe però permettersi di pagare il 50% riprendendosene 45 in tasse ma nessun altro emittente, banche in primis, potrebbe pensare di finanziarsi con obbligazioni a tassi simili, rimanendo con la scelta se scappare altrove o fallire (e l’Irlanda ci ha insegnato che se falliscono le banche anche lo Stato non sopravvive). Per chi obietta che altri Paesi hanno tassazioni maggiori va ricordato che si tratta di Stati considerati più affidabili di noi e con minori tassazioni sulle imprese, che compensano il prelievo sul finanziamento. A parità di tassazione fra l’Italia e la Svizzera dove portereste dei capitali?
Fin qui gli interessi: altra cosa sono i guadagni da capitale. Chiunque abbia provato a investire in Borsa negli ultimi decenni sa benissimo che è molto più semplice perdere soldi che guadagnarli: un’aumento di tassazione potrebbe addirittura portare gettito negativo stante l’aumento del credito d’imposta per le perdite. L’unica cosa che potrebbe funzionare (ma andrebbe coordinata) sarebbe una tassa sulle singole transazioni finanziarie, che colpirebbe quei programmi computerizzati in grado di sparare migliaia di ordini al minuto sui mercati e che hanno dimostrato di essere dannosi come un elefante in una cristalleria.

Insomma: dovunque si tocca si rischia di fare disastri.
Ne vale la pena? Il centrodestra dovrebbe pensare ad abbassare le tasse, non ad alzarle: inseguire la sinistra sul suo terreno non porterà un voto in più, anzi...
posta@claudioborghi.com

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