Roma - Non si ferma l’impennata dei tassi di mercato, e per i consumatori è una nuova batosta con le rate dei mutui a tasso variabile in ulteriore aumento.
L'Euribor si impenna L’Euribor a tre mesi, a cui le banche applicano lo spread per il calcolo della rata mensile, è balzato oggi all’ennesimo record, peggiorando un aggravio che le associazioni dei consumatori stimano in oltre 500 euro l’anno per 3,2 milioni di famiglie italiane. Intanto la Bce si prepara al taglio dei tassi di dicembre, con diversi esponenti, fra cui il membro del comitato esecutivo Lorenzo Bini Smaghi, che segnalano un allentamento delle tensioni inflazionistiche
Le ricadute sui consumatori Adusbef e Federconsumatori stimano una ricaduta media della crisi sulle famiglie italiane, sia per costi diretti che indiretti, superiore ai 1.500 euro, così divisi: 420 euro a famiglia per perdite sui titoli azionari stimate fra il 30 e il 35%; 280 euro a famiglia (6 miliardi complessivi) per "perdite dirette di prodotti finanziari 'tossici', Lehman e simili"; 652 euro per perdita di ricchezza dovuta alla caduta del prodotto interno lordo "di almeno un punto percentuale"; 506 euro di perdite per ciascuna delle 3,2 milioni di famiglie titolari di mutui a tasso variabile, pari a 40 euro a famiglia se spalmate per la totalità degli italiani; infine circa 40 euro l’anno per l’aumento del costo dei prestiti delle famiglie, e 120 euro per l’aumento dei costi d’investimento delle imprese.
La flessione dei tassi Il tasso che le banche fanno pagare agli altri istituti di credito sul mercato interbancario per prendere in prestito euro a tre mesi è volato oggi al 5,38% dal 5,35% di ieri, massimo storico per l’ottavo giorno consecutivo. Il tasso Libor sui prestiti in dollari, sulla scadenza overnight (e cioè a un giorno) è balzato di oltre un punto percentuale secondo la British Bankers’ Association, segnando il 3,94% (+157 punti base). La tensione è alle stelle sui mercati monetari, specie quelli europei, ora che la crisi sembra spostare il suo epicentro verso il Vecchio Continente. Le banche, infatti, rifiutano di prestarsi denaro fra loro se non a tassi stratosferici, a causa della sfiducia nella loro stessa tenuta.
La risposta dei mercati Fin da questa mattina Giappone e Australia hanno iniettato liquidi freschi sull’interbancario, oltre 11 miliardi di dollari nel complesso, per cercare di fornire ossigeno in un mercato la cui asfissia rischia di trascinare con sè non soltanto gli istituti di credito, ma persino lo stesso funzionamento del credito alle imprese. Anche le banche centrali su entrambe le sponde dell’Atlantico hanno continuato a immettere liquidità sia in euro che in dollari. La Bce oggi ha prestato alle banche 250 miliardi di euro attraverso un’asta a sette giorni, un valore che non veniva raggiunto dal dicembre 2007, oltre a 50 miliardi di dollari a un giorno, ricevendo una domanda da parte delle banche di oltre 109 miliardi, e annunciando allo stesso tempo l’intenzione di drenare ben 231,5 miliardi di euro per rimettere in circolo i capitali, altrimenti trattenuti dalle banche o depositati presso la Bce che li remunerà al tasso del 3,25%.
Francoforte pronta a tagliare i tassi Intanto a Francoforte ci si prepara a tagliare i tassi: Bini Smaghi, premettendo che l’Eurotower si muoverà "al momento opportuno", ha spiegato che "la situazione economica sta peggiorando, le pressioni inflazionistiche ci sono sempre ma sono meno importanti rispetto al
passato". E il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha dichiarato secondo la Bloomberg che le banche centrali stanno collaborando e che c’è consenso sulla necessità di un’azione internazionale contro la crisi.