Un tavolino-computer che si usa con le dita

Microsoft stupisce con Surface Pc. Non ha mouse né tastiera. L’ideale è usarlo in compagnia: in famiglia, a scuola o magari in birreria

Un tavolino-computer che si usa con le dita

Niente schermo, mouse o tastiera: si comanda con le dita e il desktop è proiettato su un tavolo qualunque. Una ragnatela di telecamere coglie i movimenti degli utenti e le trasforma in comandi. Capisce perfino che cosa c’è sulla superficie, per esempio una fotocamera digitale, e ne scarica le foto. È il Surface Pc messo a punto da Microsoft, capostipite di una nuova famiglia di computer pensata per le scuole, gli alberghi, i pub ma anche le famiglie.

Dicono che quando Bill Gates vide il prototipo, ci restò male. Pensava che i suoi collaboratori gli volessero fare uno scherzo: la meraviglia supertech che era stato invitato a guardare altro non era che un tavolino Ikea, con la parte superiore segata via e sostituita con un foglio di carta da lucidi appiccicata al legno con le puntine da disegno. La sua faccia scura non cambiò colore nemmeno quando si fece buio in sala e il tavolino prese vita, trasformandosi del desktop di un computer. E che sarà mai, pensò probabilmente il Grande Architetto. Che ci vuole a proiettare su un telone il segnale della scheda Vga?

Le cronache non dicono cosa successe poi, ma ci piace pensare che con aria annoiata Bill passò un dito sullo schermo di carta… e allora sì che cambiò espressione. Spostava icone coi polpastrelli, apriva programmi schioccando le dita, con l’indice tracciava pennellate multicolori. «Sono molto eccitato!», esclamò (forse) il capo dei capi. «Questo aggeggio è un giocattolo meraviglioso!».

«E allora appoggia la macchina fotografica digitale sullo schermo», avrebbe potuto proporre il suo interlocutore. Bill non aveva con sé la sua fida compatta digitale, ma il capo degli sviluppatori gli prestò la sua. E così, facendo attenzione a non bucare lo schermo casereccio, Bill fece come gli era stato suggerito.

Che hai appoggiato?
Manco fosse il tavolino di una medium, non appena la fotocamera venne appoggiata allo schermo il tavolo cominciò a leggere il contenuto della scheda di memoria della macchina, impilando sul desktop le foto digitali che c’erano dentro.

Correva l’anno 2003, e nelle sale cinematografiche si proiettava il film di Spielberg “Minority Report”, dove i poliziotti del futuro combattevano crimini non ancora commessi con l’aiuto di un computer che funzionava esattamente come il tavolino mostrato a Gates. Niente mouse, tastiere o trackball, solo mani e gesti per comandare tutte le funzioni del software.

Il tavolino magico “vero” ha la capacità di riconoscere gli oggetti che gli vengono appoggiati sopra, cosa a cui non era arrivata nemmeno la fantasia sfrenata di Philip K. Dick. Una capacità che avrebbe aperto orizzonti applicativi ancora tutti da immaginare. «Dovete produrre questa cosa!», esclamò (stavolta senza forse) Gates.

Dal prototipo al prodotto
Produrlo? Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. «Il lavoro più grosso è stato quello di trasformare il concetto in un prodotto capace di reggere allo stress dell’uso quotidiano», dice Nigel Keam, uno degli scienziati che lavorano al progetto. «Basti pensare che ogni volta che si spostava il primo prototipo, bisognava ricalibrarlo».

Per forza, al sofisticato algoritmo che permette al sistema di leggere dozzine di movimenti e riconoscere gli oggetti che ci sono appoggiati sopra (c’è il trucco, devono avere un barcode che dica al sistema di che si tratta) non basta il proiettore che trasmette il segnale della scheda video allo schermo, è necessaria una ragnatela di telecamere perfettamente allineate tra loro che osservano quello che succede in prossimità dello schermo e passano un flusso incessante di informazioni al computer che trasforma i movimenti delle mani in comandi per il sistema operativo.

Così, mentre si abbozzavano le prime applicazioni specifiche (un flipper, un programma per la manipolazione delle foto digitali e un video puzzle) il programma procedeva a rilento.

Ci sono voluti ben 85 prototipi e quattro anni di lavoro per arrivare al Table Computer definitivo, per trovare la forma migliore che permettesse di sfruttare le inusuali caratteristiche del surface computing, prima tra tutte la possibilità di usarlo in più persone contemporaneamente, in famiglia o magari a scuola o in un pub, interagendo con tantissimi diversi contenuti digitali, dalle foto alle mappe ai videogame.

Entro la fine dell’anno sarà in vendita. Equipaggiato, manco a dirlo, con Windows Vista.

 

Che vuol dire?
Surface Pc
Trasforma il tavolo in un Pc evoluto Il Surface Pc proietta il segnale del

pc su un normale tavolino. Una rete di telecamere capta i gesti naturali di chi lo usa e li trasforma in comandi per muovere icone, spostare finestre e lanciare programmi. Non è un prototipo ma un prodotto in vendita.

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