Roma

Il teatro-canzone ha una nuova regina: Tosca

Tosca è da anni nell’empireo delle nostre più grandi interpreti femminili contemporanee. Un gioiello di personalità, talento recitativo e scintillanti doti vocali che ha scelto di muoversi in un territorio complesso come quello del teatro-canzone. Una passione indossata con orgoglio anche sul palcoscenico di Sanremo con Il terzo fuochista, ballata perfettamente coerente con il suo percorso e le sue scelte recenti, una cascata zampillante di colori musicali provenienti dalla tradizione romana e non solo, che ha lasciato il segno, testimoniando, di fronte a una platea come quella sanremese, la crescita di un interprete divenuta ormai una donna di spettacolo a tutto tondo.
Proprio un monologo musicale, una delle tante forme del teatro-canzone, Tosca porterà al teatro Eliseo per due date: domani sera e lunedì 23 aprile. Lo spettacolo è intitolato «Romana» - uno show riprodotto anche in un cd uscito proprio in questi giorni che contiene anche Il terzo fuochista - e rappresenta un vero e proprio omaggio, un atto d’amore offerto a Gabriella Ferri, un’occasione per affacciarsi sul mondo capitolino e sulla sua canzone, passando attraverso Balzani, Petrolini, Fellini, Pasolini, la Masina, la Magnani e ovviamente la Ferri. Sullo sfondo di una irreale notte d’estate, un’orchestrina romana sotto un gazebo di luci colorate suona alla luna, mentre una donna, a metà tra una zingara e un clown, si aggira col suo carretto carico di oggetti misteriosi e piani di memoria, alla ricerca di qualcosa che lei stessa non sa.
Da questa immagine nasce l’idea del monologo musicale dove il canto si combina continuamente col parlato, senza mai segnarne il distacco. Le canzoni si intrecciano con i momenti recitati: brevi interventi che, senza alcuna intenzione biografica, si incastrano prepotentemente, come libere associazioni di sentimento, più che di idee, in una tessitura ritmica continua, diventando anch’essi musica. Quasi un melologo, un’unica lunga canzone disperata e rabbiosa, malinconica e ironica eseguita da una delle più belle voci che Roma possa vantare. Uno spettacolo fortemente teatrale in cui stili diversi, dall’avanspettacolo al varietà si alternano in piena libertà creativa seguendo il filo di una musicalità che certamente Gabriella Ferri avrebbe amato.
Tosca non fa mistero di avere sempre ammirato la grande icona della canzone romana e di essersi sempre confrontata con lei, con la sua eredità e con il suo «segno». La stessa Ferri suggerì a Tosca uno spettacolo sulla canzone in romanesco. La giovane artista replicò stupita: «Ma ci sei te...». La cantastorie del vernacolare romano le rispose «eeeeh... ma io so’ stanca...». A distanza di molti anni quel sogno si è realizzato. E Tosca ha deciso di confrontarsi con il mito, assumendo su di sé l’essenza più autentica della chanteuse, la mattatrice capace di muoversi tra i diversi registri del canto popolare.

Una scommessa che la cantante è pronta a portare in scena, padroneggiando un repertorio che sente ormai suo.

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