"Due anni davanti alla tv ci hanno fatto diventare il culo pesante"

Cesare Bocci sarà protagonista a teatro con “Il figlio”, tratto dall’opera di Florian Zeller e diretto da Piero Maccarinelli: la nostra intervista

"Due anni davanti alla tv ci hanno fatto diventare il culo pesante"

Sarà un 2023 ricco di appuntamenti a teatro. Uno degli spettacoli da non perdere debutterà in prima nazionale al Parioli di Roma dal 25 gennaio al 5 febbraio ed è diretto da Piero Maccarinelli: parliamo de “Il figlio” di Florian Zeller. Un’opera profonda e delicata, l’ennesima conferma del talento del francese. Protagonista insieme a Galatea Ranzi, Giulio Pranno e Marta Gastini, Cesare Bocci è entusiasta della sfida stimolante.

Il testo di Zeller racconta del difficile rapporto di un adolescente rispetto al nuovo matrimonio del padre, della separazione dalla madre e del suo tentativo di inserirsi nella nuova famiglia del padre…

“In realtà quella è forse una delle cause del malessere dell’adolescente, uno dei fattori di disagio. Ma in realtà c’è anche altro ed è legato ai giovani. C’è anche un’incomunicabilità tra genitori e figli, che crea molto più disagio rispetto alle generazioni precedenti. Prima tra genitori e figli non si parlava, mentre noi vogliamo parlare con i nostri figli. Ma gli eccessi non vanno mai bene, vanno sempre regolati. C’è una battuta di questo ragazzo nel testo che è molto significativa: ‘Io non so quello che ho, non lo so spiegare. Ma ho fatica a vivere, la vita è pesante’. E i genitori sono presi dai loro problemi, pensano di aver capito il figlio ma non hanno capito nulla. Questo è il problema”.

Galatea Ranzi e Cesare Bocci
Galatea Ranzi e Cesare Bocci

Un testo ambizioso, mettersi in gioco non è scontato…

“Sì, è una grande sfida. Zeller scrive in maniera incredibile, una penna moderna che indaga nella psicologia dei personaggi, va a fondo. Questi due genitori vengono descritti non come egoisti, ma come presi da altre cose. Il padre deve fare i conti con quella che era stata l’assenza del padre e dunque deve essere sempre per il figlio, ma questo non va bene, non lo ascolta. La madre è invece stritolata dal dolore della separazione: ama il figlio ma ritorna sempre su altro, a quando il figlio era piccolo e tutto andava bene. Zeller è veramente molto delicato, ha più piani di lettura. È stimolante per un attore fare un lavoro del genere, poi con gli altri attori – Giulio Pranno, Galatea Ranzi e Marta Gastini - abbiamo costruito un gruppo unito. Il regista Piero Maccarinelli ci stimola, ci fa sperimentare, è tutto veramente bello”.

Il teatro, come il cinema, ha incontrato parecchie difficoltà. Perché secondo lei?

“Perché due anni davanti alla tv ci hanno fatto diventare il culo pesante (ride, ndr). Io ho chiuso la tournèe due giorni prima del primo lockdown. Poi ho fatto diversi spettacoli dal vivo con la riapertura, ma poco prima del lockdown i teatri erano pieni, cosa che non succedeva da anni. La gente era tornata a teatro, gli abbonati erano aumentati. Questi due anni ci hanno disabituato, ma non è vero che non c’è voglia di teatro. Le persone vogliono lo spettacolo dal vivo, qualcosa che a casa non puoi avere: fiction e film sono sempre sulle piattaforme e gli schermi sono enormi, ma il teatro è il teatro. Attori e pubblico respirano insieme. Il problema è il cambio generazionale. Tutti spingiamo affinchè ci sia una preparazione a livello scolastico, con spettacoli accessibili: i classici sono importante, ma ai bambini di elementari e medie non possiamo fare vedere il classicone. Dobbiamo utilizzare un’altra politica di approccio al teatro. E serve professionalità, soprattutto”.

Cesare Bocci e Galatea Ranzi

Lei è ormai da anni al timone di “Viaggio nella grande bellezza”: si aspettava tutto questo successo? È diventato rivale di Alberto Angela…

“No, no (ride, ndr). Noi giochiamo due campionati differenti. Lui ha un pubblico che lo segue da anni, noi siamo degli artigiani che hanno avuto la fortuna di incontrare un direttore come Scheri che ha voluto portare la divulgazione a Canale 5. Stiamo conquistando una fetta di pubblico nella televisione commerciale: non è detto che se uno guarda il Grande Fratello Vip non può guardare una cosa del genere. Stiamo conquistando un pubblico più abituato all’intrattenimento”.

Sempre per quanto riguarda i grandi successi, impossibile non menzionare “Il commissario Montalbano”. Quanto è stato importante per lei Mimì Augello?

“Fondamentale. Dal punto di vista professionale, importantissimo. Per venti anni ho lavorato su testi straordinari, con un regista straordinario e con colleghi fantastici. Mi mancherà tantissimo.

Dal punto di vista personale, la stessa cosa: si sono create delle amicizia, qualcuno purtroppo spezzata dalla morte. Proviamo a vederci appena possibile, ci sentiamo: si sono create delle famiglie. Sono stati venti anni straordinari da ogni punto di vista”.

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