Facebook minaccia la privacy dei cittadini europei negli Stati Uniti. A dirlo è stavolta l’avvocato generale della Corte Ue Yves Bot secondo il quale la decisione della Commissione che dichiara adeguata la protezione dei dati personali negli Usa non impedisce alle autorità nazionali di sospendere il trasferimento dei dati degli iscritti europei a Facebook verso server situati negli Stati Uniti.
L’opinione dell’avvocato generale della Corte Ue non pregiudica la decisione finale di quest’ultima, ma è un fatto che la stragrande maggioranza delle sentenze coincide con le valutazioni degli avvocati generali. La questione della protezione dei dati personali ha implicazioni anche economiche e finanziarie. La direttiva sul trattamento dei dati personali dispone che il trasferimento di tali dati verso un paese terzo può avere luogo se il paese terzo di cui trattasi garantisce per questi dati un livello di protezione adeguato.
Il caso nasce da una denuncia di un cittadino austriaco, utilizzatore di Facebook dal 2008, presso l’autorità irlandese per la protezione dei dati perché alla luce delle rivelazioni fatte nel 2013 da Edward Snowden sull’attività dei servizi d’intelligence negli Stati Uniti (in particolare della National Security Agency) il diritto e le prassi statunitensi non offrirebbero alcuna reale protezione contro il controllo ad opera dello Stato americano dei dati trasferiti. L’autorità irlandese ha respinto la denuncia rifacendosi al via libera della Commissione al sisema americano di protezione dei dati personali trasferiti.
L’avvocato generale Yves Bot ritiene che l’esistenza di una decisione della Commissione che dichiara che un paese terzo garantisce un livello di protezione adeguato per i dati personali trasferiti "non può elidere e neppure ridurre i poteri di cui dispongono le autorità nazionali di controllo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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