Scienze e Tecnologia

"Una gabbia contro il 5G". Ma i complottisti gabbati: così il loro WiFi non va più

Qualcuno ha acquistato una gabbia di Faraday in cui chiudere il proprio router convinto che potesse proteggerlo dall'effetto nocivo delle reti 5G, salvo poi ritrovarsi a dover fare i conti con il malfunzionaneto del WiFi di casa

"Una gabbia contro il 5G". Ma i complottisti gabbati: così il loro WiFi non va più

Una gabbia di Faraday in cui chiudere il router per proteggersi dalle radiazioni nocive del 5G: è questa l'ultima "geniale" trovata, partorita dalla mente di chi sostiene le teorie del complotto a proposito delle reti mobile di nuova generazione. C'è chi ha anche scelto di mettere mano al portafogli e sborsare qualche centinaio di euro per comprarla, salvo poi rendersi conto che l'unica conseguenza è un malfunzionamento del network WiFi domestico, rendendo di fatto impossibile accedere a Internet con i propri computer, smartphone e tablet.

Per chi non ne fosse a conoscenza una gabbia di Faraday è una struttura che"impedisce a un campo elettromagnetico di attraversarla, sia verso l'interno sia verso l'esterno".

L'incauto acquisto è con tutta probabilità il frutto di una confusione legata alla terminologia che definisce alcuni standard nel campo della connettività. Il 5G - quello dei cellulari per intenderci - e la banda dei 5 GHz utilizzata per la trasmissione dei dati nelle abitazioni o negli uffici non sono la stessa cosa.

Non tutti lo sanno e il raggiro è servito. Qualcuno ha proposto sugli store online degli apparecchi per "schermare" il proprio router dalle emissioni elettromagnetiche, nel tentativo di monetizzare la scarsa conoscenza sul tema e i timori. E ci è riuscito. È sufficiente un rapido sguardo agli e-commerce per trovarne in vendita a prezzi che si aggirano intorno ai 150-200 euro più spedizione.

Va infine ribadito che gran parte delle frequenze destinate alle reti 5G in Italia è stato fino a oggi già occupato per altre finalità, su tutte la trasmissione dei contenuti televisivi.

Lo riporta anche un documento della Camera dei Deputati risalente al 10 luglio 2020:"Lo spettro radio elettrico è stato riorganizzato con l'adozione del nuovo Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze (PNRF 2018), secondo gli accordi internazionali ed europei, per consentire lo sviluppo delle nuove tecnologie, che prevedono, tra l'altro, la riduzione della banda destinata alle trasmissioni televisive a favore dei nuovi sviluppi delle reti di comunicazione 5G".

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