da Torre Annunziata (Na)
In meno di 48 ore, i tre stupratori della turista tedesca, violentata su una spiaggia di Torre Annunziata (Napoli), nella notte tra sabato e domenica, sono stati fermati dalla polizia. Poche ore dopo la violenza sessuale (e la rapina alla ragazza e al fidanzato, minacciato da due pistole) era stato fermato un diciassettenne. Il giorno dopo è toccato agli altri due, entrambi di 16 anni e incensurati.
Ma lillibatezza della fedina penale delle tre belve non tragga in inganno. Basti pensare che il primo malvivente arrestato è il figlio di un boss, legato al clan Gionta, una delle cosche più feroci dellarea vesuviana. Per non sfigurare dinanzi all«illustre» genitore, lo stupratore-rapinatore andava in giro con la pistola infilata nel calzino: così lo hanno trovato i poliziotti quando lo hanno fermato al matrimonio del fratello. Le altre due belve sono state incastrate dai tabulati telefonici: dal cellulare del figlio del boss sono partite le chiamate ai complici. In meno di 24 ore sono stati trovati e fermati. Dinanzi alle domande degli investigatori hanno resistito strenuamente per 10 ore, poi sono crollati e hanno confessato. Quando la polizia è andata a prendere uno dei due, ha trovato nella stessa casa anche il complice. «Hanno fatto delle ammissioni precise e circostanziate», ha spiegato il questore Antonino Puglisi, che ieri si è recato nel commissariato di Torre Annunziata per complimentarsi con il dirigente, Attilio Nappi e con il capo della Polizia Scientifica, Fabiola Mancone. «Questa gente ha messo in atto una violenza fredda, nel disprezzo assoluto della vita umana», ha spiegato. «Da belve».
Piena confessione dei due fermati e caso chiuso ma neppure lombra del pentimento. «Hanno raccontato come se la passavano tra loro, come lhanno violentata senza tradire emozioni, con abbondanza di particolari.
carminespadafora@libero.it
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