Telefonate erotiche a spese dell'azienda: condannato l'ex manager pubblico

Gallarate, 1 anno e 4 mesi per l'ex presidente della Amsc, la municipalizzata che si occupa di acqua, luce e gas: 1.000 euro per chiamate, anche video, di carattere intimo. La difesa: era autorizzato

Avrebbe usato il telefono aziendale per fare telefonate e videochiamate erotiche con una donna, che sono costate all'Amsc di Gallarate 1.000 euro. Così Gioacchino Caianiello, ex presidente della municipalizzata che si occupa di acqua, luce e gas, è stato condannato a un anno e 4 mesi di reclusione per peculato, con la misura accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici fino a pena espiata. La sentenza è stata emessa dai giudici del tribunale di Busto Arsizio. I fatti contestati si riferiscono al periodo tra il 2007 e il 2009. Secondo quanto ricostruito dal pubblico ministero Roberto Pirro Balatto, la municipalizzata ha pagato per Caianiello una bolletta da 4.200 euro, 1.000 dei quali riconducibili alle telefonate di carattere intimo. Per questo al termine della requisitoria, aveva chiesto al collegio (presidente Toni Adet Novik, a latere Luisa Bovitutti e Olimpia Bossi) di condannare l'imputato a 3 anni di carcere senza il riconoscimento dell'attenuante del danno lieve, né delle generiche. Il magistrato nella propria discussione aveva fortemente contestato l'atteggiamento processuale di Caianiello, ipotizzando addirittura l'abuso di difesa quando è stato prodotto un documento che lo autorizzava anche a un uso privato del telefono aziendale. Secondo il magistrato il documento è «palesemente falso» e gli atti del processo sono stati inviati alla procura perché si indaghi su questo aspetto anche l'allora direttore generale di Amsc, Ernesto Fornara, che lo aveva firmato.

Nell'arringa, invece, i difensori di Caianiello, gli avvocati Stefano Besani ed Enrico Candiani, avevano invece bollato l'inchiesta per peculato definendola «moralista» e «partita da una pruderia degli inquirenti che stavano lavorando su altri fronti». Avevano anche ribadito che il documento contestato «è assolutamente veritiero».

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