All'inizio, l'assistenza medica a distanza serviva per soccorrere lavoratori sulle piattaforme  petrolifere o partecipanti a spedizioni artiche o spaziali.
 Dai primi esperimenti di telemedicina si è arrivati ad un forte impulso con le tecniche di  compressione dati più efficaci e con reti sempre più veloci, fino alla svolta negli anni '70 con  la trasmissione di elettrocardiogrammi a distanza e in Italia negli anni '80 con l'istituzione  del 118 per le urgenze e  il «cardiotelefono».
 Da allora, gli enti di ricerca, le università, le società scientifiche, il Consiglio Nazionale  Ricerche (CNR) ed il Ministero della Sanità, lavorando a diversi progetti.
 Leader mondiale nel campo della telemedicina è l'University of Pittsburgh Medical Center (UPMC),  dove  nel 1997  la videoconferenza veniva usata per fornire assistenza psichiatrica nei  penitenziari. 
 Oggi il centro americano ha esteso l'uso della telemedicina a 16 diverse aree, dal trattamento  dell'ictus alla cardiologia, dall'anatomia patologica alla dermatologia e all'oculistica.
 La rete di telemedicina include  19 strutture operanti all'interno e all'esterno, tra cui  ISMETT, il centro trapianti con sede a Palermo e l'ospedale UPMC Beacon in Irlanda. UPMC  fornisce inoltre servizi di supporto amministrativo, informatico e di assistenza commerciale a  ospedali, medici e altri operatori sanitari interessati alla telemedicina.
 Il 5 e 6 maggio prossimi il Telehealth Symposium sarà ospitato proprio dal Center for Connected  Medicine di Pittsburgh. 
 Un gruppo di esperti statunitensi, europei e canadesi si riunirà per discutere delle  applicazioni della telemedicina a livello mondiale e del modo in cui le strategie stanno  trasformando l'assistenza sanitaria.
 Saranno anche affrontati i problemi legati agli aspetti legali e ai rimborsi a livello nazionale  e internazionale, nonché gli aspetti logistici e tecnologici della «eHealth». 
 «Come abbiamo dimostrato a UPMC - spiega il direttore del corso Lawrence Wechsler - la  telemedicina offre enormi potenzialità in quanto consente ai pazienti maggiore accesso alle  cure, migliorandone i risultati ad un costo minore».
 Wechsler, che è  vicepresidente della divisione di telemedicina UPMC e direttore del  dipartimento di neurologia presso la Facoltà di Medicina dell'Università di Pittsburgh, aggiunge  che il convegno aiuterà gli operatori sanitari di tutto il mondo a capire le potenzialità di  questa tecnologia e a valutarne alcuni ostacoli che ne impediscono lo sviluppo.
 «Gli sviluppi intrapresi da UPMC nel campo della telemedicina negli Stati Uniti e in Europa -  affermato il  professor Bruno Gridelli,  direttore medico scientifico di UPMC  International-acquisiranno sempre più rilevanza nel prossimo decennio».
 La telemedicina sta per divenire parte integrante dell'assistenza sanitaria in tutto il mondo e  UPMC sta sperimentando la creazione di un ambiente globalmente connesso e centrato sul paziente.
  «Il nostro impegno - prosegue Gridelli- è condividere le migliori pratiche in questo campo e le  iniziative di sviluppo previste dal recente "Memorandum of Understanding" transatlantico per la  telemedicina.
L'accordo è stato firmato lo scorso dicembre dal Ministero della Salute e Servizi Sociali statunitense (Department of Health and Human Services) e dalla Commissione Europea per promuovere l'uso più efficace delle tecnologie informatiche e di comunicazione nella sanità (eHealth).