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Tennis: la regina di Wimbledon

Non si dovrebbe mai parlare male di chi vince ed in effetti Serena Williams non c’entra nulla, anzi. A differenza della vulgata generale la Williams junior (già, Venus è la maggiore) non è quel carroarmato con evidente bagaglio - non solo tecnico - che si aggira per i campi da tennis, radendo al suolo chi si oppone. Serena è una ragazza carina, intelligente e piena di senso dell’umorismo, con uno spiccata genialità per la moda e l’aspirazione - legittima - di poter fare l’attrice. Quasi una ragazza da sposare, se mai un giorno ne desse possibilità a qualcuno.
Il problema però è come si alza la mattina, anche adesso che ha quasi 29 anni, quando si avvicina un torneo: se dice che ha voglia, la festa è finita. E il tutto si compie con l’immancabile papà Richard a sgranocchiare rumorosamente biscotti sulle tribune e si conclude con tutta la sua tribù che si distoglie un attimo dal bagno solare per festeggiare l’evento. Ecco, appunto: questo è stato il torneo femminile di Wimbledon. È stato ieri, insomma: finale con Vera Zvonareva tradotta in un 6-3, 6-2 per un totale di 67 minuti e lancio in aria finale della racchetta che ha celebrato il quarto titolo sull’erba di Londra e il tredicesimo negli Slam. Con papà sgranocchiante, mamma Oracene sempre più improbabilmente arancione (di capelli), la nuova fidanzata di papà che si complimenta con l’ex moglie del ruminante Richard e la sorella Venus che viene poi a sapere in diretta che Serena non ha nessuna intenzione di restituirle il ciondolo che le aveva prestato per l’occasione: «Mi porta fortuna adesso», dice tra le varie frasi tradizionali subito dopo lo smash vincente. Sarà il momento più emozionate della giornata.
Insomma: non si può parlare male di chi vince, e allora discutiamo tranquillamente di chi perde. E diciamolo: il torneo femminile di Wimbledon quest’anno è stato una noia. E il problema non è Wimbledon e nemmeno il torneo: il fatto è che il circuito femminile, in questo momento, ha perso il suo lato sexy, nonostante l’esercito di sharapove. In pratica: se all’inizio del tabellone si leggono 28 «ova» su 128, probabilmente ne guadagna l’occhio ma non proporzionalmente il tennis. E siccome non stiamo parlando di una sfilata, il problema c’è.
Stacey Allaster, la papessa della Wta - ovvero la passerella ambulante che porta ninfette e racchette in giro per il mondo -, due giorni fa ha celebrato il suo movimento raccontando che, oggigiorno, vince la globalità: tra le prime dieci tenniste del pianeta ci sono 9 nazionalità diverse, tra le prime 100 ce ne sono 37, e per il 2011 sono previsti 52 tornei in 32 nazioni. Tutto bello: però poi, quando vuole lei, più della globalità vince Serena Williams. Rimedi? Chissà, forse in questi anni si è parlato più di starlette che di risultati sul campo, se è vero che una delle tenniste più famose del web resta Anna Kournikova. Che ha smesso nel 2003 a 22 anni. E anche Maria Sharapova, a 23 anni, sembra già una reduce. In pratica servirebbero campionesse, nuove e più tenniste, qualcuna che almeno ogni tanto mandi di traverso il biscotto a papà Richard. Perché è vero, anche oggi nella finale maschile (ore 15 su Sky) sarà difficile che Berdych possa battere Nadal.

Ma almeno, comunque vada, sarà difficile parlar male del vincitore.

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