Sono ben otto i progetti di testamento biologico sui quali sta lavorando il governo in questo periodo. Neppure la recente crisi ha rallentato i lavori, segno che la posta in gioco è considerata importante, anche in considerazione di un possibile... rompete le righe prima della scadenza naturale della legislatura. Si legge testamento biologico, ma il vero obiettivo è leutanasia, la cui legalizzazione sembra considerata una priorità da non poche frange della compagine governativa. Tali finalità eutanasiche sono evidenti anche dalla scelta delle parole utilizzate. Si parla, infatti, di «direttive anticipate per il medico», a sottolineare la sovranità del singolo nella gestione della propria morte, contro il pericolo di ingerenze esterne o di motivazioni etiche limitative, nel caso si decidesse di mettere fine ai propri giorni. Una dicitura sibillina che ha messo in guardia il Comitato Nazionale di Bioetica, il quale ha intenzionalmente modificato la parola «direttive» con «dichiarazioni», per evidenziare la loro non vincolatività.
Sia come sia, la questione del testamento biologico dice un modificarsi della cultura nel rapporto medico-paziente. Si è passati da una medicina di tipo fiduciario, in cui il malato era gestito in maniera quasi paternalistica dall«esperto», ad un modello centrato sullautonomia, in cui la libera scelta prende il sopravvento anche sul bene reale del paziente stesso, libero di curarsi, ma anche di fare scelte in senso opposto.
È indubbio che il principio dautonomia risponde ad un preciso diritto riconosciuto dalla Costituzione. Larticolo 32 recita testualmente: «Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può, in nessun caso, violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
Da queste premesse risulta evidente la legittimità del testamento biologico così come la scelta o il rifiuto di possibili terapie. Non così scontato invece il giudizio etico. Sappiamo benissimo che il principio dautonomia è una sorta di contenitore vuoto, al cui interno si possono collocare le variabili più disparate. Nello spazio delle decisioni libere giocano certamente lindole, le emozioni, la capacità di sopportazione del dolore, le visioni etiche che ispirano la nostra vita, ma anche considerazioni economiche, relazionali, la paura della solitudine... Quale valore morale può avere una disposizione proposta in un momento di stanchezza esistenziale, quando lorizzonte sembra carico di nuvole senza margini di speranza? Quale peso dare alla volontà vissuta in questo sentire e come considerare invece lopportunità di ripristinare la piena integrità della persona, il suo bene oggettivo, che è lunica condizione perché essa si esprima davvero in maniera cosciente e libera? Insomma, lautonomia va considerata un principio assoluto o non piuttosto come una delle due componenti del rapporto fiduciale tra medico e paziente, in una ricerca oggettiva del bene del malato, in cui entrambe hanno potere decisionale e responsabilità?
Ma ci sono altre considerazioni che ci portano a guardare con prudenza e cautela allipotesi di testamenti biologici vincolanti. Non è fuori luogo considerare il divario che potrebbe verificarsi tra una decisione presa in un momento di fredda razionalità e il momento in cui ci si trova a vivere la malattia. Tanto più che una scelta fatta oggi non tiene debitamente conto di possibili scoperte scientifiche, capaci di dare soluzioni attualmente impensabili. E come non valutare che, nella scelta di «uscite di sicurezza», spesso giocano un grande ruolo il fattore economico e le condizioni sociali? Lidea di sostenere spese costose, di gravare su famiglie che già faticano a far quadrare i bilanci, potrebbe determinare scelte ispirate da ragioni di portafoglio più che da un esercizio libero della volontà.
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