Terroristi ieri, scrittori e moralisti oggi Ecco i loro affari fra libri e conferenze

Terroristi ieri, scrittori e moralisti oggi Ecco i loro affari fra libri e conferenze

da Milano
Scrivono romanzi. Scrivono saggi. Scrivono memorie. I più ricercati fanno passerella al Salone del libro di Torino e girano come trottole fra un convegno e una tavola rotonda. Gli ex terroristi, Brigate rosse o Prima linea fa poca differenza, si sono arrampicati come scoiattoli sugli scaffali blasonati delle più prestigiose case editrici italiane: Rizzoli, Bompiani, Einaudi. E continuano a sfornare titoli, segno che il genere ha un discreto successo e buoni numeri sul mercato. Così Il Foglio di Giuliano Ferrara lancia la provocazione: sequestrare le royalties finite nelle tasche degli ex. E magari con quei denari alimentare il fiume, fin qui un rigagnolo insignificante, dei risarcimenti.
È difficilissimo azzardare le cifre del business, ma certo molti ex, terminata la stagione del carcere, sono transitati direttamente nelle case editrici per rimbalzare poi da un premio a una serata letteraria. Basta sfogliare i giornali per trovare i fantasmi del nostro passato, riconvertiti a nuove e più fruttuose attività. Adriana Faranda, la postina del gruppo brigatista che sequestrò e uccise Aldo Moro, è entrata nei meccanismi dell’industria culturale italiana con un percorso che molti giovani talenti si sognano: nel 2006 pubblica da Rizzoli Il volo della farfalla, un racconto liberamente ispirato ai 16 anni trascorsi a Rebibbia e l’opera non passa inosservata: viene intervistata al telegiornale di La7, poi va come una star al Salone del libro di Torino; infine vince in Abruzzo il premio internazionale Cesare De Lollis che prevede una busta di 9mila euro. I parenti di alcune vittime insorgono contro il «divismo televisivo» degli ex, lei replica pronta con linguaggio da intellettuale inacidita: «Certe volte ho la tentazione di lasciare l’Italia».
La Faranda va a Chieti e negli stessi giorni Renato Curcio, fondatore e leader storico delle Br, raggiunge Teramo su invito del Consiglio provinciale per illustrare, lui che ne capisce, i guasti della legge Biagi. Curcio è autore prolifico e conferenziere infaticabile. Complicato fargli i conti in tasca, fra un rimborso spese e l’altro, ma anche lui è in perenne movimento. Quest’estate viene segnalata la sua presenza a Spoleto, alla festa dei Comunisti italiani, per presentare il suo ultimo volume, I dannati del lavoro, un rapporto sul mondo dei migranti; a Chivasso, dove pure l’hanno invitato con tutti i timbri dell’ufficialità, il clima è meno salottiero anche perché qualcuno gli grida in faccia «Assassino», ma sono gli incidenti del mestiere. Ad Ascoli Piceno, una quarantina di ragazzi si spella le mani per incensarlo e lui, star consumata, li frena: «Non facciamo spettacolo, sono qui come un lavoratore, non nella veste di altre epoche». Ci mancherebbe.
Gli ex, quelli che fanno notizia non i peones che si arrabattano, sono così: padroneggiano le platee, firmano contratti importanti, replicano a bruciapelo ai familiari delle vittime uscite solo di recente dalla lunga eclissi degli anni di piombo. Guai a criticarli. Il passato, chiusi i conti sul pallottoliere corto della giustizia, è fonte di ispirazione e qualche volta di guadagno.
Prospero Gallinari, altro nome pesante dell’universo brigatista, compone un poderoso tomo di oltre 300 pagine: Un contadino nella metropoli e trova un editore di tutto rispetto, Bompiani, per lanciarlo. Gallinari non si è mai pentito, ma anche lui si è convertito alla scrittura. Dev’essere un virus contagioso: Alberto Franceschini, altro leader dal curriculum lungo, sforna tre titoli, l’ultimo, Che cosa sono le Br, a quattro mani con un giornalista esperto come Giovanni Fasanella, poi esagera e rompe la misura concedendo un’intervista televisiva addirittura in via Fani, nei luoghi in cui la scorta di Moro fu annientata e lo statista rapito. I parenti dei poliziotti e dei carabinieri uccisi protestano, il capo dello Stato interviene chiedendo un minimo di rispetto per il dolore. Maurice Bignami, che di Prima linea fu uno dei capi, scruta il futuro sul filo del paradosso: «Temo che un giorno sull’Isola dei famosi sbarcherà un ex terrorista. Fianco a fianco con la soubrette, il calciatore, l’attore». Scrive libri su libri Valerio Morucci, versatile autore del suggestivo La peggio gioventù, firma due titoli Sergio Segio, il comandante Sirio di Prima linea e proprio Segio si sfila dalle polemiche sollevate dall’editoriale del Foglio: «Sono nauseato, ormai prendersela con noi è come sparare sulla Croce rossa. La verità è che viviamo quasi tutti in condizioni economiche precarie».

Ma Mariella Magi, vedova dell’agente Fausto Dionisi, ucciso da un commando di Prima linea nell’assalto al carcere fiorentino delle Murate, non butta via l’idea: «Lo Stato potrebbe prelevare i soldi guadagnati dagli ex sulla giostra dei media. Sia chiaro, io non accetterei da quelle mani nemmeno un euro, ma quel denaro potrebbe aiutare chi in silenzio porta da tanti anni sulle spalle uno zaino colmo di dolori e di sofferenze».

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